27/09/2005

Il Festival di Namur ha presentato nella sezione "Panorama" il primo film del francese Guillaume Malandrin, Ça m'est égal si demain n'arrive pas. Dopo molti cortometraggi, tra i quali Raconte, uno dei produttori di La Parti (l'intervista), mentre preparava un film con Cécile de France e Ulrich Tukur ha deciso di lanciarsi in questa avventura di un film leggero, girato in DV, senza budget, in poche settimane e con una equipe composta da appena otto persone.

Scritto dal regista e dall'attore, Ça m'est égal ha tutta l'aria di una sfida lanciata e raccolta al volo, con i suoi dialoghi che sembrano improvvisati e senza riprese a spalla. Se la seconda parte del film sembra un po' sgonfiarsi, la prima costruisce con brio lo spessore un po' inquietante di un uomo che il film segue passo dopo passo. Jacky Lambert ha spesso la vera faccia del gangster, con il suo sacco pieno di banconote e il suo passato misterioso di prigioniero. In altri momenti, la sua silhouette leggermente dinoccolata e la sua voce posata danno al personaggio l'andamento solitario di un sognatore modesto, che vuole giusto "chiedere in prestito" suo figlio alla famiglia adottiva per portarlo qualche giorno in vacanza. Ci riesce, e a forza di confidenze, riesce a ritrovare Anne, la madre del bambino m(Olga Grimberg), che si unisce a loro, in un ideale quadretto di famiglia ricomposta.

Grazie a delle ellissi narrative, Ça m'est égal è costruito attorno a una traiettoria, di un desiderio modesto e scontroso, che rivela una sete di libertà e la volontà di affrancarsi da tutto. Silenzioso e minimalista, questo primo lungometraggio è una scommessa piuttosto riuscita.

(Tradotto dal francese)