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PRODUZIONE Italia

Amenta e il diario di una siciliana ribelle

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Il 5 novembre 1991 Rita Atria, giovane siciliana di 17 anni, si presenta ai giudici per denunciare il sistema mafioso e vendicare gli assassinii del padre e del fratello, entrambi mafiosi. Per la prima volta una ragazza di famiglia mafiosa si ribella apertamente all'organizzazione tradizionalmente maschilista. Rinnegata e minacciata dal fidanzato, dall'intero paese e persino dalla madre, è costretta ad abbandonare la sua Sicilia ed esiliarsi clandestinamente a Roma. Il giudice Paolo Borsellino, che diventa per lei una figura paterna, la prende sotto la sua protezione e la sostiene nella sua ricerca di giustizia. Ma le stragi di mafia in cui muoiono Borsellino e Giovanni Falcone convincono la giovane donna che quella smisurata battaglia è persa. Rita si suicida.

La storia di Rita Atria è stata raccontata qualche anno fa da Marco Amenta, documentarista palermitano laureatosi in cinema a Parigi, con un documentario intitolato Diario, vincitore tra il 1998 e il 1999 di 22 premi internazionali. Ora Amenta sta lavorando alla versione cinematografica, che si chiamerà C'era una volta in Sicilia e sarà prodotta dalla RC di Tilde Corsi con la Eurofilm (fondata da Amenta con la sorella Simonetta).
Nonostante la solida sceneggiatura di Ugo Pirro e Sergio Donati e un accordo con il venditore internazionale francese Film Distribution, nel settembre scorso il ministero non ha ammesso il progetto al finanziamento per opere prime e seconde. "Vorrà dire - dice Amenta - che torneremo a lavorare come si faceva negli anni '70, con una vera coproduzione, dei rischi in più, l'obbligo di un confronto con il mercato internazionale che personalmente trovo più stimolante". Il giovane regista è in questi giorni a Parigi proprio per chiudere le trattative con una società francese per un accordo di coproduzione. "Non sarà una coproduzione minoritaria, e con ogni probabilità il protagonista maschile sarà un attore francese". Il progetto del film è stato sostenuto dal Programma MEDIA, dalla Fondazione Beaumarchais e da una borsa dell'Istituto Luce.

Marco Amenta è stato di recente premiato con una menzione speciale dalla giuria del Premio Libero Bizzarri per il suo documentario Il fantasma di Corleone su Bernardo Provenzano, considerato la mente criminale di Cosa nostra e latitante da ben 42 anni. Realizzato in pellicola con 300mila euro da EuroFilm e Mediterranea insieme ad Arte, i tedeschi di ARD, CNC , Télévision Suisse Romande di Ginevra, il film è andato in onda sui canali francesi e tedeschi. "La pax mafiosa fa comodo alla classe politica e all'opinione pubblica che, non leggendo nulla sui giornali, si illude che la mafia sia stata sconfitta. Parlarne è il primo modo per combatterla".

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