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I progressi tecnologici

di 

Jean-Luc Moullet, vicepresidente software & technology solutions del gruppo Thomson (la cui filiale americana Technicolor Digital Cinema ha appena siglato un accordo con sette studios hollywoodiani per 5000 sale con un sistema di proiezione digitale da qui a tre, quattro anni) ha abbozzato un quadro attuale del passaggio al digitale, senza nasconderne gli inconvenienti. In effetti, al livello delle riprese, cresce la complessità perché le possibilità offerte dal digitale generano un flusso di immagini più difficile da gestire in post-produzione. Sul piano della memoria culturale, inoltre, nessuna soluzione tecnica è stata trovata oggi per l'archiviazione di oltre un centinaio d'anni. Infine, tutto ciò che di positivo apporta il digitale in termini di facilità di creazione favorisce al tempo stesso la pirateria. Quanto all'esercizio, lo specialista di Thomson ha sottolineato che le raccomandazioni fatte in luglio dal DCI, che riunisce le sette major americane, definiscono ora le condizioni e le modalità del progetto digitale del DSM (Digital Source Master) fino alla diffusione in sala, con tra le altre la norma JPEG 2000 per la compressione delle immagini, il formato MXF-Interop e almeno la tecnologia 2K per i proiettori. Ha anche elencato le diverse tappe di una distribuzione digitale sicura dei film nelle sale: compressione di tutti i file originali usciti dalla post-produzione, raggruppamento di questi file e crittografia, invio attraverso diversi canali, come il satellite ad esempio, sugli hard disk delle sale, decodifica nelle sale che avranno delle password specifiche, senza scordare dei "tatuaggi" (informazioni nascoste, come ad esempio la data della proiezione). Secondo Jean-Luc Moullet, ci sono tre tipi di timori in questa fase: la paura dello schermo nero, cioè che non parta la proiezione, la questione della sicurezza delle password di decodifica e soprattutto le difficoltà economiche per gli esercenti e i distributori.

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