07/02/2006

Di sicuro il film più atteso di questa Hungarian Film Week è Taxidermia [+leggi anche:
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scheda film], secondo film del regista György Pálfi ispirato ai racconti dello scrittore ungherese Lajos Parti Nagy. Il film racconta la storia di tre uomini di tre epoche diverse. Il nonno, alla ricerca attraverso la sua febbrile immaginazione dell'amore fisico perduto. Il padre, alla ricerca del successo in uno sport un po' speciale che consiste nell'ingozzarsi. E il figlio, alla ricerca dell'immortalità attraverso la tassidermia.

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Con dei modi a volte brutali, Taxidermia esplora i misteri dell'ereditarietà attraverso il destino degli uomini prigionieri dei propri corpi e dei propri istinti.
Insopportabile per alcuni, capolavoro per altri, in ogni caso Taxidermia dà prova del talento di György Pálfi, senza dubbio uno dei registi ungheresi della nuova generazione più promettenti. Già notato con Hic/Hukkle nel 2002, Pálfi firma qui un film più radicale, senza tuttavia mostrare né l'intenzione, né l'impressione di voler spazzar via dei tabù. "Spero - ha detto - di essere riuscito a fare un film istintivo sulla perfezione e l'imperfezione dell'uomo".

Risultato di un lavoro lungo 5 anni, Taxidermia è stato prodotto da Eurofilm Studio (Péter Miskolczi) in coproduzione con Memento Films , La Cinéfacture (Francia) e Amour Fou Filmproduktion (Austria). Insieme, sono riusciti a riunire un budget di poco più di 2 milioni di euro col sostegno della Fondazione ungherese per il cinema, di Eurimages, ARTE, France, Duna TV, Vienna Film Fund, ORF e dell'Istituto austriaco per il cinema. La sceneggiatura aveva ricevuto il sostegno degli atelier di Sundance/NHK.