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FESTIVAL Francia

A Clermont-Ferrand il corto è in buona salute

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La filosofia del 28° Festival internazionale del Cortometraggio di Clermont-Ferrand, svoltosi dal 27/1 al 4/2 è racchiusa in una frase: "Rifiutare il cortometraggio è come rifiutare le possibilità d'innovazioni, di ricerche. E’ veramente rompere con l'avvenire del cinema". La rassegna si è chiusa con numeri soddisfacenti: tanti premi ricchi per incoraggiare le nuove produzioni, un’alta affluenza di pubblico (130mila ingressi) e una varietà internazionale con opere, fra concorso e altri programmi, da 64 Paesi. Ampia la scelta, dalla retrospettiva britannica (Leigh, Park, Quay) degli ultimi 15 anni a quelle per gli 80 anni della scuola Louis-Lumière, per Jean Giono sceneggiatore e scrittore, per lo svedese 32enne Jens Jonsson. Si è esplorato la forma emergente del documentario animato con due programmi che vengono riproposti a Bruxelles in Anima 2006 (24 febbraio-5 marzo).

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Dalle tantissime opere in concorso (3 competizioni con 14 sezioni internazionali, 12 francesi e 5 sperimentali) è emersa una produzione di cortometraggi in buona salute, impressione confermata dalla presenza (soprattutto europa occidentale, asia orientale, canada e messico) al mercato. Nell’ampia e affollata sala Cocteau della Maison de la Culture, centro del festival, si sono premiati con i Vercingetorix le nuove promesse per il cinema. Si aggiudica il grand prix internazionale Medianeras, dell’argentino Gustavo Taretto, sull’incomunicabilità delle metropoli (qui Buenos Aires), fra architettura caotica e humor sensibile. Per la selezione francese si afferma Fais de beaux rêves di Marilyne Canto, anche protagonista di una storia in bianco e nero su l’elaborazione del lutto, fra sogno e realtà. Il pubblico ha premiato il britannico Hibernation di John Williams, sulla malattia incurabile di un ragazzo e la tenera solidarietà di due amici, e Le mammouth Pobalski del francese Jacques Mitsch.

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