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MEDIA Salles: l'Europa ha perso 100 milioni di spettatori nel 2005

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Gli ultimi mesi del 2005, che hanno visto una generale ripresa del consumo di cinema, non sono bastati a risollevare le sorti di un anno caratterizzato dal segno negativo. In tutta l’Europa e nel Bacino del Mediterraneo gli spettatori sono decisamente diminuiti. In media i quindici paesi dell’Europa Occidentale i cui risultati sono già disponibili arretrano dell’11%. Pèrdono, infatti, circa 100 milioni di spettatori, passando dai 925 del 2004 a 824. I dieci territori dell’Europa Centro-Orientale e del Mediterraneo, che hanno reso noti i loro dati, passano da 101 milioni di biglietti a 82 e subiscono un calo del 19%, con punte superiori al 20% in Repubblica Ceca (-21%), Slovacchia (-24%), Romania (-29%) e Polonia (-30%).

I dati sul consumo di cinema sono stati forniti ieri a Berlino da MEDIA Salles, il progetto che opera nell'ambito del Programma Media dell'Unione Europea con il sostegno del governo Italiano. MEDIA Salles ha presentato in occasione del festival il suo annuario “European Cinema Yearbook – 2005 final edition”. Il 2004 aveva avuto un carattere di eccezionalità, facendo registrare crescite molto importanti. Di conseguenza si può rileggere il 2005 distinguendo i mercati tra quelli che hanno comunque mantenuto parte del guadagno di spettatori realizzato tra il 2003 e il 2004 e quelli che invece l’hanno perso del tutto. Al secondo gruppo appartengono innanzitutto i due territori accomunati dalla più grave diminuzione che si registri in Europa Occidentale, pari a -19%. Si tratta di Austria e Germania, paese quest'ultimo che, perdendo quasi 30 milioni di biglietti rispetto al 2004, tocca il livello più basso dal 1995.

In un’analoga situazione si trova, seppur con un calo meno severo, anche un altro dei cinque grandi mercati dell’Europa Occidentale, la Spagna, che chiude il 2005 con -14%, lasciandosi dietro 20 milioni di spettatori. Sulla stessa scia, territori di dimensioni minori come Lussemburgo (-15%), Svizzera (-12%), Finlandia (-12%), Svezia (-12%), Paesi Bassi (-11%), Portogallo (-10%), Norvegia (-6%), Irlanda (-5%), Gran Bretagna (-4%). Sul fronte, invece, di coloro che meglio resistono al calo generalizzato, riuscendo a mantenere una quantità di spettatori superiore al 2003, ci sono Danimarca (-3%), Italia (-9%) e Francia (-10%).

Per tentare di spiegare i risultati negativi del 2005 sono state fatte varie ipotesi. Alcune riguardano fenomeni con caratteristiche di lungo periodo e più esterni all’offerta cinematografica in senso stretto, come il mutamento delle abitudini nel tempo libero, l’affermarsi di canali alternativi di fruizione del film (per esempio i dvd, facilitati nella loro diffusione dall’accorciarsi delle "windows") o la pirateria. Altre spiegazioni insistono di più sulla qualità stessa dei film usciti nell’anno, meno capaci – in particolare quelli statunitensi – di attirare il grande pubblico al cinema. Tra coloro che sembrano propendere per questa ipotesi, John Fithian, Presidente di Nato (l’associazione statunitense degli esercenti), che, commentando l’annata 2005 degli Usa – chiusasi a -8,5%, ma considerata pur sempre una delle migliori dell’ultimo decennio – nota come l’andamento ciclico sia una caratteristica propria del consumo di cinema in sala.

Lo stesso fatto che un piccolo gruppo di film di attrattiva internazionale – accompagnato, nei paesi più fortunati, da un numero di produzioni nazionali di qualità o di richiamo popolare – sia riuscito nell’ultimo quadrimestre a riportare al cinema milioni di spettatori sembra accreditare l’ipotesi più legata alle caratteristiche stesse dei film. E anche a dare una certa speranza per il futuro.

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