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AUDIOVISI Europa

L’Audiovisivo/Cinema sfugge alla Bolkestein

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Molti settori, che dipendono già da legislazioni "comunitarie" o nazionali molto specifiche, non saranno nel campo di applicazione della direttiva Bolkestein. Così come le cure sanitarie, i servizi di trasporto, i servizi di comunicazione elettronica, i giochi e le lotterie nazionali e il settore dell’audiovisivo e del cinema. La grande domanda che ci si poneva prima del voto era di sapere se si sarebbe fatta una sottile distinzione tra audiovisivo pubblico e privato, questo benché i due servizi siano totalmente equiparabili. Non se ne è fatto di niente alla fine. L’insieme dei servizi del settore audiovisivo e cinematografico continueranno a restare al di fuori – salvo imprevisti nel corso delle prossime tappe – della direttiva. Gli stati membri potranno continuare delle politiche di sostegno adattate (con clausole di territorialità che leghino l’assegnazione di aiuti a delle spese locali).

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E’ dunque una versione fortemente alleggerita della direttiva "Bolkestein" quella votata a Strasburgo giovedì 15 febbraio dagli eurodeputati. Essa riguarda i servizi e la loro libera circolazione in seno all’Unione Europea. Una forte mobilitazione politica ha avuto ragione sul cuore del progetto, cioè la clausola del rispetto della legislazione del paese d’origine (per esempio, un lavoratore polacco che avrebbe potuto lavorare altrove in Europa con le condizioni e il salario percepito in Polonia). Un voto a larga maggioranza (394 "a favore" di questo testo modificato, 215 "contro" e 33 "astenuti"). Tra i "contrari", troviamo due grandi tipi di oppositori molto diversi fra loro: quelli che trovano il testo troppo edulcorato e alla fine dei conti privato della sua sostanza di "libero scambio" e, all’estremo opposto, coloro che continuano a temere una concorrenza sleale dei servizi mirati – in particolare di servizi considerati come ‘sociali’ – a causa delle legislazioni nazionali molto diverse, e quindi il timore di nuove "delocalizzazioni"...Il voto di questo testo da parte dei parlamentari era una tappa cruciale ma ne restano ancora altre prima della sua adozione finale: voto del Consiglio dei ministri europeo, poi della Commissione stessa. Il presidente José Manuel Barroso ha già annunciato che avrebbe tenuto conto degli emendamenti votati dagli eurodeputati.

Il principio fondante di questo testo è di stimolare, nell’ampio dominio dei servizi, un vero mercato europeo interattivo, attraverso una libera circolazione; è chiaramente specificata ai governi nazionali "l’interdizione dall’imporre delle costrizioni amministrative discriminatorie e sproporzionate". Di esame in esame, alcuni hanno voluto considerare diversamente certi servizi per il loro "interesse generale" che necessita di un certo protezionismo da parte dei loro Stati. Il testo votato precisa tuttavia che esistono due categorie molto differenti : i servizi di interesse generale " economico" che restano sotto la direttiva e quelli che presentano un interesse generale, in qualche modo "puro", che possono sfuggire alla " eregulation" voluta nel mercato europeo. Tra i primi, che sono di pertinenza della "Bolkestein", troviamo ad esempio i servizi di distribuzione di acqua/gas/elettricità, il trattamento dei rifiuti, i servizi turistici, di intrattenimento (creazione di parchi) e anche nel campo immobiliare.

Tra i secondi, non implicati, troviamo le agenzie di sicurezza, le agenzie interinali, i servizi sociali (aggiunti durante l’esame del testo dagli eurodeputati su pressione dei manifestanti).

L’UER (Unione di radiotelevisione) e la FERA (Fédération Européenne des Réalisateurs de l’Audiovisuel) che si sono sempre mobilitati, hanno subito salutato positivamente nei comunicati officiali il testo di Strasburgo relativo al loro settore.

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(Tradotto dal francese)

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