In cerca di cittadinanza
di Camillo De Marco - Cinecittà News
Nel 2004 gli spettatori francesi hanno visto sulle tv pubbliche 4.638 ore di documentari, pari al 17,6% della programmazione, mentre gli italiani si sono dovuti accontentare di 1.223 ore, pari al 4,6% della programmazione della Rai, di cui l'84% sono documentari acquistati e non prodotti nel nostro Paese.
Questi dati sconfortanti sono stati resi noti ieri durante un convegno sul mercato del documentario in Italia organizzato da Doc/It -Associazione documentaristi italiani con la Rai e la Direzione Generale Cinema del Ministero dei Beni Culturali. Secondo una ricerca condotta dall'Istituto Italiano per l'Industria Culturale - IsiCult, nel 2004 il fatturato del settore documentaristico ammontava a 50 mln di euro, con 250 aziende coinvolte e circa 3.000 occupati. In questo scenario la Rai ha investito nel documentario solo lo 0,5% del suo budget, con le sue tre reti pubbliche.
Le tre reti private Mediaset hanno fatto ancora peggio della Rai, programmando nel 2004 solo 278 ore di documentari, di cui solo 10 prodotti in Italia. Nello stesso anno tutte le tv francesi (tra pubbliche, private, tematiche e satellitari) hanno investito nei documentari 145 mln di euro, di cui 65 provenienti da finanziamenti pubblici; mentre l'investimento francese totale (non solo relativo alle tv) nella produzione documentaria è stato di 308 mln di euro, a fronte di 625 mln investiti nella fiction.
Segnali di speranza arrivano dal direttore generale Cinema Gaetano Blandini, per il quale la nuova "Legge Urbani" ha dato finalmente diritto di cittadinanza al documentario nel sistema dei finanziamenti pubblici: ad esso è stato infatti destinato il 5% del budget statale.
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