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Esportazione dei film polacchi

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Da qualche giorno, è quasi impossibile vedere un’opera polacca sugli schermi europei, anche quelle che sono state premiate nei festival. Mój Nikifor (Il mio Nikifor) di Krzysztof Krauze (13 premi internazionali compreso quello di Karlovy Vary) è stato venduto unicamente ai distributori cechi, slovacchi, giapponesi, a una televisione ungherese e a due reti australiane. Di rado un film polacco riesce ad avere un agente di vendite internazionali. Vinci di Juliusz Machulski è un’eccezione che si spiega con il fatto che si tratta di una commedia criminale che è già stata venduta in 15 paesi (9 europei).

E’ della mancanza di promozione all’estero che si lamentano i produttori e i distributori che si sentono troppo soli su questo fronte. L’Istituto del cinema polacco sta cercando di sviluppare una strategia. Ma la sua iniziativa più costosa – la promozione negli Usa di Komornik come candidato ale nomination agli oscar – è stata uno scacco. Dal festival di Berlino, l’Istituto ha aderito all’European Film Promotion.

Se i film polacchi si vendono male all’estero è anche perché – come dice spesso Agnieszka Holland – manca un interesse nell’Europa occidentale per l’altro versante del vecchio continente che “perde così la competizione” con Cina , Iran e gli altri paesi non europei considerati più esotici. “Le produzioni dei nostri registi non sono considerate più interessanti, come lo erano invece con la cortina di ferro. La nostra cinematografia è fatta esclusivamente per un pubblico di cinefili” – ha constatato Agnieszka Holland.

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