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György Pálfi • Regista di Taxidermia

di 

- Corpo, identità, emozione

Nato a Budapest nel 1974, György Pálfi entra all’Università di studi drammatici, cinema e televisione nel 1995. Con i suoi primi due film, si posiziona già tra i migliori talenti ungheresi del momento, sviluppando uno stile visivo forte e personale.

Dopo il successo del suo primo film Hukkle al festival del film ungherese nel 2002, György Pálfi ha vinto il Premio del miglior film con Taxidermia [+leggi anche:
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scheda film
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alla settimana del film ungherese nel 2006. Il film sarà presentato in prima mondiale alla sezione “Un Certain Regard”. Taxidermia racconta 60 anni di storia dell’Europa Centrale attraverso le vite spezzate di tre generazioni (nonno, padre e figlio) durante la prima guerra mondiale, il regime comunista ed al giorno d'oggi. Taxidermia è stato prodotto da Eurofilm Studio (Hungheria) in coproduzione a Memento Films (Francia), Amour Fou (Austria), Arte France Cinéma (Francia) e a La Cinéfacture (Francia). Le vendite internazionali sono assicurate da Fortissimo Film Sales.

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Cosa c’è all’origine di Taxidermia?
Ho avuto l’idea di lavorare sul film ancora prima di realizzare Hukkle, quando ero ancora all’Univesrità. Sono stato condizionato dal mio professore Sándor Simó che insisteva affinchè i nostri primi film fossero dei film “iniziatici”. Ho lavorato con Zsófi Ruttkay su un progetto ispirato agli scrittori ungheresi e progressivamente ci siamo focalizzati su due novelle di Parti Nagy Lajos che ci davano la possibilità di raccontare una storia di famiglia. Hukkle è stato fatto per primo, inizialmente doveva essere un cortometraggio ed è stato molto più facile da finanziare. Per essere esatti Taxidermia è un modo per chiudere con la Scuola di Cinema.

Come hai adattato queste corte novelle?
Parti Nagy Lajos, l’autore, ha avuto un ruolo attivo nella scrittura della sceneggiatura. Ci ha aiutato quando ne sentivamo il bisogno, ma non ha interferito sul nostro lavoro. Gli ho chiesto di leggere con lui i dialoghi e lui ne ha riscritti alcuni. Credo che la sceneggiatura sia il risultato di un lavoro in comune. Il mio problema principale è stato di trasformare gli elementi letterari, conservando l’atmosfera delle novelle e le caratteristiche dei personaggi. Ho scritto delle scene totalmente nuove per sostituire alcuni passaggi presenti nelle novelle. In seguito abbiamo lavorato inieme per dare un’unità drammaturgica alle tre storie.

Taxidermia può essere considerato come un film sperimentale come lo è stato Hukkle?
Credo che Taxidermia sia molto più tradizionale in termini di linguagigo cinematografico. In ogni modo resta un film strano, forse più triste, più amaro, con un messaggio più forte di quello che avevo immaginato all’inizio. Taxidermia è stato concepito con strumenti classici, ma non è un film standard! Si tratta di un contributo sincero su ciò che considero importante in questo mondo. Non credo che il film rompa dei tabù, sempre che parlare di corpi e di istinti non sia considerato tabù. Non credo neppure che i protagonisti del film siano particolarmente patologigi. Basta guardare intorno a noi! In realtà con le tre componenti del film – sperma, saliva e sangue, che simboleggiano i fluidi dell’uomo - Taxidermia tratta del modo in cui i nostri corpi si trasformano in storie. Corpo, identità ed emozioni: ecco la Trinità di Taxidermia.

È stato difficile sviluppare e produrre il film?
All’inizio non abbiamo potuto avere finanziamenti pubblici dal Governo ungherese perchè il progetto era ancora ad uno stato molto grezzo. Siamo riusciti a coinvolgere Eurofilm Studio, ma il film ha decollato quando abbiamo vinto il concorso per la migliore sceneggiatura bandito dal Sundance Festival. Poi si è aggiunta ARTE France, attraverso Memento Films, la società che ha distribuito Hukkle. Questi fattori hanno favorito il supporto ungherese e le coproduzioni. La maggior parte delle mie energie – direi il 90% - è stata assorbita dalla produzione. Da un lato lavorare in coproduzione è veramente un eserzizio difficile, sia in termini artistici che culturali. D’altra parte in Ungheria non esiste una vera industria del cinema, una capacità di produzione con un’infrastruttura per alimentare la creatività. Quando fai un film, devi iniziare tutto da capo e i registi devono essere presenti nella fase del montaggio finanziario.

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