Ágnes Kocsis – Regista di Fresh Air
- Fresh Air: sentimenti e atmosfere
Incontro con la regista rivelazione ungherese dell’anno che vedremo alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes. Una giovane autrice dallo stile visivo che predilige gli esseri umani.
Poliglotta ed esteta, la regista ungherese Ágnes Kocsis racconta a Cineuropa la nascita del suo primo film Fresh Air [+leggi anche:
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scheda film], selezionato alla Semaine de la Critique. E’ l’occasione per scoprire una persona molto determinata, dallo stile molto riflessivo e che porta il suo sguardo nel cuore dei sentimenti.
Perché ha scelto di esplorare la relazione madre-figlia in Fresh Air ?
Il lavoro di custode delle toilette che esercita la madre è considerato come uno dei più umilianti nella nostra società. Ho pensato che era un tema molto interessante da trattare attraverso la vergogna che prova sua figlia, una situazione iniziale molto evidente perché gli spettatori possano comprendere. Volevo esprimere questi sentimenti grazie alle atmosfere, alle immagini, ai colori. I bambini all’inizio si identificano con i genitori, poi cominciano a cercarsi e si confrontano durante l’adolescenza. In questo caso, c’è una difficoltà supplementare perché la madre fa un mestiere umiliante per tutti.
Il film sottolinea la mancanza di comunicazione
La figlia è in un momento di ribellione dalla madre, la quale le vuole bene ma non è capace di gestire la situazione perché ha anche altri problemi. Molte persone vivono nell’assenza di comunicazione o comunicano solo cose insignificanti. Questa situazione si deteriora e diventa sempre più grave, nessuna delle due riesce a trovare una soluzione, solo un agente esterno può produrre un cambiamento. Non volevo fare un film sociale, ma trattare i sentimenti individuali, quel che provano la madre e la figlia, cosa pensano e cosa vivono.
In Fresh Air il senso di disperazione è accompagnato da un senso dello humour
La solitudine è un fenomeno che riguarda molte persone che sognano altro. Sono infelici perché spesso non sanno cosa vogliono. E non troveranno mai questo altrove. Tuttavia, mi sembra essenziale sapere ridere. Alla fine del film, c’è speranza perché tutto ciò che sembra negativo alla figlia, che non ottiene niente di quel che sognava, la aiuta a scoprire la realtà. Ed è solamente comprendendo la realtà che si può raggiungere un obiettivo, perché il sogno non basta.
Come ha trovato le due attrici?
Avevo già lavorato con Julia Nyako, che interpreta la madre, e ho subito pensato a lei perché è una bella donna che può attrarre gli uomini. Mi piace cancellare gli stereotipi come quello della custode delle toilette che deve essere per forza brutta. Per la figlia 17enne, non abbiamo trovato nessuno ai corsi d’arte drammatica, e nemmeno con il casting di 2000 ragazze. Alla fine abbiamo cercato nelle scuole di moda, qui ho notato Izabella Hegyi, in una classe, sola in un angolo, diversa dalle altre. Mi è piaciuta subito, ma non aveva mai recitato. Per fortuna, alle prove ha rivelato tutta la propria sensibilità e naturalezza.
Sul piano visivo che scelte ha operato?
In Fresh air, come nei miei cortometraggi, non faccio mai dei primi piani. Non mi piacciono gli effetti visivi, a meno che non siano necessari. Mi piacciono i piani lunghi nei quali si inseriscono i personaggi perché così lo spettatore può scegliere cosa vuole guardare. Con lo stesso spirito, non utilizzo la musica perché non mi piace amplificare le emozioni. Mi interessa (e questo mi piace anche nella pittura), l’atmosfera che nasce dai colori, dalla composizione...
Chi sono i suoi registi preferiti ?
Amo il cinema europeo degli anni ’60 e ’70 e registi come Fellini, Antonioni, Godard, Truffaut, Bunuel, Olmi e tanti altri. Oggi, mi piacciono i film asiatici quando sono contemplativi. Spesso, quando vado al cinema , mi scordo le storie ma mi restano impresse le atmosfere.
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