email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

VENEZIA 2006 Orizzonti / Italia

Da Ivens a Vicari: lo sviluppo tradito

di 

C'era la promessa di un futuro brillante, la fiducia in un'Italia che stava crescendo, la speranza di un lavoro sicuro, l'idea meravigliosa di un popolo che non avrebbe più avuto bisogno di migrare per realizzarsi, nel film del grande documentarista olandese Joris Ivens che nel 1959 scandagliava l'Italia dal Nord al Sud. L'Italia non è un paese povero fu commissionato da Enrico Mattei come filmato "promozionale" per dimostrare che la penisola era lanciata verso un radioso sviluppo grazie all'industrializzazione galoppante. Oggi Daniele Vicari ripercorre lo stivale in senso inverso per capire che ne è stato, a distanza di 47 anni, di quelle promesse e di quei nascenti impianti industriali attraverso le stesse tappe: Gela, Termini Imerese, Melfi, l'Enea di Roma, la "cinesizzata" Prato e Porto Marghera.

Prodotto con 400mila euro dalla Vivo film S.r.l. di Gregorio Paonessa, con il sostegno dell'Associazione Centenario CGIL e la collaborazione di Rai Cinema, Il mio paese sarà presentato alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia come evento speciale della sezione Orizzonti.

"Ho trovato un paese di luci e ombre - racconta il regista - dove la grande promessa dell'industrializzazione e del boom si è risolta in un presente di forti contraddizioni. Negli anni '60 l'Italia guardava al futuro con slancio; oggi invece ci ritroviamo in un paese ripiegato su se stesso, anche se mi consola pensare che c'è ancora gente capace di reagire nonostante manchi un guida, un progetto, da parte dei nostri governanti".

Nel mostrare la realtà misconosciuta dei tanti meridionali che ancora affrontano 45 ore di viaggio in pullman per andare a lavorare in Germania, la mobilità e la cassa integrazione degli operai Fiat, i ricercatori scientifici romani frustrati da condizioni di lavoro e da stipendi che vengono snobbati persino dai loro omologhi indiani, Daniele Vicari riflette con amarezza: "Le differenze tra me e Ivens sono enormi, a partire dal fatto che rispetto a lui sono come un nano sulle spalle di un gigante, e che io sono un uomo disincantato, che ha già visto i danni della promessa industriale".

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy