email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

VENEZIA 2006 Concorso

La sindrome cinese di Amelio

di 

C'è un grande fiume in Cina chiamato Yangzi (o Chang Jiang), dagli occidentali ribattezzato Fiume Azzurro, che diventerà un lago di 600 km con una immensa diga. Shangai e altre città hanno bisogno di 18mila megawatt in più e non importa se decine di villaggi dovranno essere evacuati. Si chiama sviluppo.

Sergio Castellitto, che nel nuovo film di Gianni Amelio La stella che non c'è [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
è un operaio specializzato di nome Vincenzo Buonavolontà, sta risalendo quel fiume per raggiungere un'acciaieria che ha acquistato un altoforno della sua fabbrica in disarmo. Vincenzo è convinto che l'impianto sia difettoso e porta con sé una piccola centralina idraulica da sostituire.

Dopo la storia dell'emigrazione italiana nella Torino di fine Anni Cinquanta di Così ridevano e il viaggio a ritroso in Albania sulla scia dell'esodo clandestino de Lamerica, Amelio, primo italiano in concorso alla Mostra, parte alla scoperta della Cina delle grandi contraddizioni, delle metropoli in espansione e delle immense province depresse, girando un film di tenace lirismo in cui un operaio italiano si confronta con un grande Paese in piena modernizzazione.

"Non volevo fare l'ennesimo documentario sullo sviluppo globale", puntualizza il regista, "ma raccontare una storia eterna: il bisogno di vivere, di non arrendersi, la storia di un uomo che vive in un occidente che sembra aver abbandonato certe esigenze dello spirito". Avvolto nella fotografia di Luca Bigazzi che privilegia i toni del blu, Castellitto affronta infatti una prova d'attore che mai come questa volta si identifica con lo sguardo dell'autore. "Raramente mi sono sentito cosi amato, così cercato dalla macchina da presa di un regista", ha detto l'attore romano durante un'affollata conferenza stampa. Il suo ostinato e idealista operaio, in viaggio con una giovane interprete cinese che gli insegna la tenerezza (l'esordiente Tai Ling), arriverà in fondo alla sua donchisciottesca impresa che gli lenirà l'anima.

Liberamente ispirato al romanzo di Danilo Rea "La dismissione", La stella che non c'è è stato girato nel Paese asiatico in 80 giorni ed è stato prodotto con grande impegno logistico e finanziario da Rai Cinema e Cattleya in coproduzione con Francia e Svizzera (Babe Productions, Carac Film, RTSI) in associazione con Achab Film, con il sostegno di Eurimages e la collaborazione di Oak3. Il film, uscirà venerdì in Italia in 250 copie con 01 Distribution ed è distribuito internazionalmente da Lakeshore Entertainment.

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy