Donne siriane in prima persona
di Vitor Pinto
I registi siriani Hala Alabdalla Yakoub e Ammar Al Beik sono a Venezia, in conclusione della Mostra, per presentare I am the One Who Brings Flowers to Her Own Grave all’interno della sezione collaterale Orizzonti.
Basato su storie raccontate da donne siriane— restate nel paese o emigrate in Francia— il documentario è, al tempo stesso, la testimonianza della memoria frammentata di un paese e il poetico tributo alla poesia come portatrice di speranza.
Girando in bianco e nero, con una videocamera spesso posta sin troppo vicino alla gente (a catturare le loro espressioni facciali e le nostalgie nascoste), Hala Alabdalla— che mostra anche la sua vita, i parenti e il suo bisogno evidente di girare un film—sembra non voler realizzare un documentario socialmente impegnato, ma piuttosto permettere al fiume di emozioni di esprimersi liberamente, come in un video-diario. Il risultato è un serbatoio di pensieri personali, a volte accattivanti, a volte troppo ermetici o intimi perché il pubblico riesca ad identificarsi.
Il documentario, a basso costo, è stato prodotto dai registi stessi col supporto di Les Films d'Ici (Francia). “Per noi, girare questo film è stata una sfida. Non volevamo aspettare per trovare finanziamenti. Volevamo essere liberi, e questa libertà ci ha autorizzati a parlare di amore e sesso come abbiamo fatto. Questi temi sono ancora tabù in Siria. È stato il nostro modo di superare i limiti del girare film in Siria”, ha concluso Ammar Al Beik.
(Tradotto dall'inglese)
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