2. La riforma
Della necessità di superare il Fus e di introdurre un prelievo di filiera “che coinvolga tutti i soggetti, produttori, distributori, esercenti, televisioni ma anche Internet e gli operatori telefonici”, aveva parlato da tempo Andrea Colasio, segretario alla commissione cultura della camera e autore della proposta di legge a favore dell'industria cinematografica e audiovisiva italiana che, in pratica, sostituirà l'attuale legge Urbani.
Sulla necessità di questa riforma il ministro Rutelli è stato chiaro: "Occorrono regole condivise e noi le faremo. Siamo determinatissimi. Sono animato dalla convinzione che tutta la filiera cinematografica e l’industria nel suo insieme siano pronte per il cambiamento. Faremo gioco di squadra e, alla fine, la nuova legge cinema si farà". In cosa consisterebbe il cambiamento, Rutelli lo ha spiegato a Venezia, quando ha parlato di interventi a breve termine e interventi strategici più a lungo termine.
"Per quanto riguarda la prima serie di provvedimenti – ha detto il ministro – stiamo pensando a modifiche e integrazioni del decreto legislativo 28/2004 (Urbani, n.d.r.) previste dalla legge delega; un tavolo è già al lavoro e entro 6/8 mesi proporremo le nostre modifiche". Ci saranno l'allungamento della stagione cinematografica, che attualmente trascura l'estate; una definizione normativa della figura del produttore indipendente; un esame delle difficoltà dell'esercizio; la nascita di un'Agenzia nazionale del cinema che aiuti a "rimuovere le condizioni strutturali che rendono difficile lavorare per la crescita del cinema in Italia", e per la quale dovranno essere studiati e definiti i compiti e le mansioni.
Inoltre, ha assicurato Rutelli, ci saranno delle misure in campo fiscale. A tal riguardo, su indicazione del ministro dell'economia Padoa Schioppa, è stato istituito un gruppo di lavoro guidato dal presidente della Biennale Davide Croff che dovrà suggerire nuove misure e interventi in materia fiscale per il settore della cultura e dello spettacolo.
Ma il ministro ha specificato soprattutto che "occorre realizzare una nuova legge cinema e la modifica della legge 122 del 1998", che prevede finanziamenti alla produzione da parte delle tv generaliste e pay. Fra gli obiettivi di largo respiro, la riorganizzazione del Fondo unico dello spettacolo, che "non deve diventare un'entità ipertrofica, ma deve accompagnare la nascita di una riforma che non si potrebbe realizzare in un contesto di impoverimento delle risorse".
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