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FILM Italia

Il sogno parigino di Bertolucci

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- Il regista italiano, agli ultimi ciak sul set parigino, parla dei sogni rivoluzionari dei tre giovani protagonisti del suo The Dreamers ambientato nel maggio '68

Bernardo Bertolucci ricomincia da Parigi. Il regista italiano ha scelto la Ville Lumière per raccontare il Maggio ’68, ispirandosi al ro-manzo di Gilbert Adair, «The Holy innocents». Con il suo ultimo film, The Dreamers, racconta di tre ragazzi uniti dalla passione per il cinema - Louis Garrel, Eva Green e Michael Pitt - che si incontrano e scoprono la politica e il sesso nell'atmosfera di quei giorni in cui "si andava a dormire convinti di risvegliarsi nel futuro". Il cineasta ha "sequestrato" per sette mesi un palazzo a metà strada tra l'Arc de Triomphe e la Gare Saint Lazare, trasformandolo in uno studio in miniatura: con uffici, sala di montaggio e set. Ora è all'ultima settimana di riprese: il film, prodotto da Jeremy Thomas e coprodotto da Medusa, sarà nelle sale nel 2003.
The dreamers non è un film storico sul maggio '68. Però è difficile tenere ai margini le manifestazioni degli studenti e infatti molte scene sono state girate alla Sorbona, al Trocadero, al quartiere Latino ricostruendo anche le barricate. "Il senso del film è il tentativo di raccontare ai giovani lo spirito di quel momento. Erano giorni in cui i giovani erano attivi, presenti. C'era la certezza di un futuro di speranza, utopia. L'illusione che con la trasgressione si poteva cambiare il mondo". E invece oggi "i ragazzi non sanno nemmeno cosa è stato il '68. Non se ne parla, nemmeno tra i figli di chi il '68 l'ha fatto. Forse perché c'è imbarazzo, o il senso di un fallimento". Una bella differenza con quei giorni in cui "c'era una grande confusione tra politica, amore per il cinema e la musica, il sesso".
Ma The Dreamers è nato anche da una sorta di delusione. "Per molto tempo ho avuto il desiderio di fare un film conclusivo di Novecento - racconta l'autore dell'Assedio - ma sarebbe stato un falso storico. Oggi non c'è più la fede e la passione politica, neanche in me o in quelli che allora erano coinvolti". Un giudizio che tocca anche l'Italia di questi ultimi giorni: "Sono pieno di speranza ma anche, a volte, rassegnato", dice. Ed elogia Nanni Moretti, "in stato di grazia". Infine chiude con una precisazione: "Non è vero che non si può più fare cinema nell'Italia di Berlusconi, ma Berlusconi lo vedo come un incubo, attraverso le tv di tutta Europa che è riuscito a conquistare, lo vedo all'Eliseo o a Downing Street".

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