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CANNES 2007 Concorso / Francia

Tehilim: la tristezza di Menachem

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Il cinema straniero in terra israeliana del giovane regista francese Raphaël Nadjari ha debuttato ieri sera nel concorso ufficiale del Festival di Cannes con Tehilim [+leggi anche:
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("Salmi"), suscitando la grande curiosità della stampa internazionale. Centrato su una famiglia di Gerusalemme confrontata con l'inspiegabile scomparsa del padre, il film, intimista e sottile, declina al limite del documentario il ritratto di un adolescente privato dei suoi punti di riferimento, e studia nel profondo l'impatto della religione su uno spirito disorientato. Giocando la carta di un'ambientazione avvolgente e di una messa in scena realista che aggira le costrizioni di uno scarso finanziamento con uno stile visivo minimalista molto riuscito (superbe le sequenze notturne in chiaroscuro, la forza suggestiva dei primi piani), Raphaël Nadjari dà un tocco cinematografico molto personale, concentrato sull'essere umano e le sue incertezze, che evita di manipolare lo spettatore e lascia un sapore di autenticità.

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Al suo secondo film girato in Israele, il regista marsigliese (36 anni) co-autore della sceneggiatura insieme a Vincent Poymiro, passa dalla Tel Aviv di Avanim (2004) alla Gerusalemme di Tehilim senza rinunciare ai suoi temi preferiti: l'ebraismo e la famiglia. In quest'ottica, un quartetto composto da un padre autoritario, una madre regina del focolare (Limor Goldstein) e i due figli: Menachem (Michael Moshonov) che ha 16-17 anni e David (11-12 anni), due giovani attori non professionisti diretti magistralmente. Il padre scompare misteriosamente a seguito di un incidente d'auto e la sua assenza fa precipitare la famiglia in una depressione affettiva, economica e spirituale. Chiusosi in se stesso, abbandonato il liceo, gli amici e il suo primo amore (con un'ottima scena di rottura in camera-car), Menachem Frankel si perde, non trovando un senso alla situazione se non fosse per il nonno e lo zio, due ultra-religiosi. Dai centri di studi talmudici al commissariato dove la famiglia chiede un certificato di scomparsa per bloccare i conti bancari del padre, fino all'appartamento su cui s'abbatte il peso dell'assenza e dove la madre resiste all'invadente presenza dei religiosi della famiglia, che utilizzano salmi sullo scomparso a scopo di proselitismo, Tehilim racconta lo smarrimento. E la tristezza di Menachem troverà uno sfogo assurdo, metafora discreta di una società che ha perso parte del suo significato.

Coproduzione al 79 % francese guidata da BVNG Productions (Frédéric Bellaiche e Geoffroy Grison) con gli israeliani di Transfax, Tehilim, costato solo 620 000 euro, è stato pre-acquistato da Canal + e ha beneficiato dell'aiuto ai film in lingua straniera del Centre National de la Cinématographie (CNC) e del sostegno della Sofica Arte Cofinova. Haut et Court assicurerà l'uscita nelle sale francesi il 30 maggio e Films Distribution gestisce le vendite internazionali.

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(Tradotto dal francese)

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