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FESTIVAL Italia

A Pesaro il documentario europeo è vivo e vegeto

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Apre all’insegna del documentario europeo, la 43^ Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro: se i film del vecchio continente non vivono il loro momento migliore (parola del direttore Giovanni Spagnoletti), la non-fiction racconta l’Europa con insperata vitalità. E conquista riconoscimenti anche Oltreoceano.

Lo dimostra Hot House di Shimon Dotan, che dopo il Premio Speciale della Giuria al Sundance Film Festival inaugura SOS Europa.doc, il nuovo spazio pesarese riservato alle zone di rimozione forzata della coscienza collettiva, alle periferie – non soltanto geografiche – negate allo sguardo.

Il viaggio nel fuori campo che il documentario si ostina a mostrare inizia da Israele: dalle carceri di massima sicurezza dove ottomila palestinesi scontano (spesso) i loro ergastoli. Dotan (per anni attivo negli USA) torna in patria per mostrare la condizione carceraria sui generis di donne e uomini protagonisti della scena politica e sociale del proprio Paese. E con la loro, quella di un popolo che si sente prigioniero fuori come dietro le sbarre, senza soluzione di continuità, e sa che la reclusione è il destino condiviso di una Nazione, colpita in ciascun microcosmo domestico. Perché, come ricorda una guardia carceraria, "ogni famiglia palestinese ha avuto, ha o avrà un parente detenuto".

Prodotto da Alma Films (che ne cura anche la distribuzione internazionale) e Cinequest Films con il contributo di ARTE, Hot House ha vinto, dopo il premiato debutto al Jerusalem Film Festival 2006, anche il Chicago International Documentary Festival.

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