Pesaro FF: Cyrus Frisch, il narcisista
Aperta sin dal nome alla sperimentazione e alla novità, la Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro rilancia la sua vocazione esplorando i territori del videofonino. In collaborazione con il Pocket Film Festival di Parigi e il Cortofonino Film Festival di Terni, i programmi proposti fanno il punto sui pionieri di questa nuova frontiera dell’audiovisivo. E permettono di ritrovare Alain Fleischer, vecchia conoscenza del pubblico pesarese, con il nuovo Chinese Tracks. Ma il più atteso della sezione è Why didn’t anybody tell me it would become this bad in Afghanistan di Cyrus Frisch, promosso “primo lungometraggio in videofonino presentato in un grande festival (Rotterdam)” da un catalogo che dimentica il precedente di Jean-Charles Fitoussi, che a Cannes 2006 portò Nocturnes pour le roi de Rome in Semaine de la Critique.
Frisch, olandese, ha trentanove anni e una pessima reputazione di narcisista conquistata in quindici anni di carriera. In Why didn’t anybody tell me it would become this bad in Afghanistan sembrerebbe meritarsi questa reputazione, ma stavolta è il mezzo che gli impone di scrivere, dirigere, montare e recitare: nel ruolo di un soldato che torna dall’Afghanistan perseguitato dai fantasmi della guerra.
Primati a parte, è affascinante perché inconsapevole come un pioniere che scopre l’impossibilità di governare l’inquadratura del videofonino, sempre obliqua non per ambizioni espressioniste. E noi, pionieri a nostra volta di queste visioni nuove, sperimentiamo una grana tanto grossa da somigliare più all’acquarello, al rotoscopio (e persino a Cezanne) che non al digitale che ci circonda. I dubbi restano, e Why didn’t anybody tell me it would become this bad in Afghanistan pone questioni ancora irrisolte sul futuro del Super 8 di domani: leggero ai limiti dell’inconsistenza, il nuovo mezzo promette di realizzare il sogno di Cesare Zavattini. Ma minaccia di avverare anche l’incubo di molti.
Il film, girato a Rotterdam e in Namibia (per le sequenze afgane, realizzate in digitale), è prodotto dal regista con la sua Stichting Filmkracht.
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