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FESTIVAL Italia

Pesaro FF: Aiuto, salvate le pellicole di mio padre!

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La quarta giornata della Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro si chiude con un’emergenza, la conservazione del patrimonio cinematografico, non soltanto spagnola. A lanciare l’allarme, il catalano Las pelìculas de mi padre di Augusto Martínez Torres, campione del cinema sperimentale anni ‘70, che a Pesaro portò nel ’68 La mano de madera.

Torres ritorna – nella sezione "A volte tornano", appunto – proprio mentre una preziosa retrospettiva celebra il talento irregolare di Ivan Zulueta, di cui produsse Arrebato, opera maledetta per antonomasia. E con Zulueta, Torres condivide il destino di alcuni corti dispersi negli archivi di cineteche, laboratori di stampa, e persino tribunali. Un’emergenza, la memoria filmica minacciata dall’amnesia e dall’incuria, “ignorata sia dai governi di destra che da quelli di sinistra”. E così, lamenta Torres, “il progetto di una cittadella del cinema, per conservare le copie in cellari climatizzati preservandole dalla loro naturale deperibilità, è sempre rimandato”.

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Tanto vale farci un film, dove morire e lasciare che una figlia (la bellissima Karme Malaga) scopra la propria vocazione di topo da Filmoteca (Espanola, naturalmente: che bello il Cine Doré di Madrid!). E insieme riscopra se stessa e il proprio padre, come se il cinema per Torres fosse ancora una forma di (auto)analisi, capace di spiegarci il mondo.

Ma in analisi non vuole andarci più nessuno, a giudicare dalla tiepida accoglienza riservata dal pubblico spagnolo a questo film a tesi colto e sensuale, che scava nelle ossessioni (soprattutto erotiche: il lolitismo, il corpo femminile di molte sequenze saffiche) del proprio autore. E che a Pesaro si è visto a poca distanza da La valigia dei sogni di Luigi Comencini, con cui condivide le urgenze. E purtroppo l’insuccesso.

Prodotto da Josè Antonio Pérez Giner per Els Quatre Gats Audiovisuals, Las pelìculas de mi padre è uscito in Spagna l’11 maggio scorso, distribuito da Sherlock Films S.L..

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