Tassa di scopo, si o no?
Nelle ultime settimane sono approdati in parlamento ben quattro disegni di legge sul cinema, mentre un quinto sta per arrivare. Sono tutti provenienti dalla maggioranza di governo, meno uno, trasversale. Il progetto di riforma più articolato e che riscuote i consensi maggiori fa capo ai deputati Vittoria Franco e Andrea Colasio, che l'hanno presentato ieri alla stampa e agli operatori del settore. Come abbiamo già scritto nei mesi scorsi, questo disegno di legge di sistema del settore cinematografico e audiovisivo si basa sull'istituzione di un Centro nazionale (sul modello francese), il tax shelter; norme antitrust con l'introduzione di regole per negoziazioni eque nella cessione dei diritti delle opere tra produttori e operatori della comunicazione; obblighi di programmazione delle emittenti televisive per la promozione delle opere europee; un prelievo dai fatturati dei vari soggetti della filiera, da utilizzare come nuova forma di finanziamento per il cinema.
Proprio quest'ultima "tassa di scopo" suscita perplessità nell'industria. Sul fronte del "no" si pone la pay tv Sky, secondo la quale "il cinema italiano non si rilancia imponendo nuove tasse". Mentre secondo Giancarlo Leone, vicedirettore generale Rai, i fondi non dovrebbero essere prelevati ulteriormente dal servizio pubblico, quanto piuttosto dai soggetti "che operano sul mercato e non contribuiscono con equità", proprio come Sky. L'Agis , dal canto suo, non è contraria alla tassa di scopo se, come spiega il presidente Alberto Francesconi, "contribuiranno la televisione pubblica e privata, gratuita e a pagamento, l’home video, i provider di Internet, gli operatori delle telecomunicazioni. Ma ci opporremo se il prelievo sarà imposto soltanto, o in misura sperequata, alle sale cinematografiche".
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