Da Zero a undici (settembre)
È la tragedia più ripresa e documentata della storia, eppure – nonostante le centinaia di sguardi puntati sulle Twin Towers di New York e sul Pentagono di Washington (dall’occhio privato dei turisti a quello pubblico delle tv, fino alle telecamere a circuito chiuso) – sono ancora molte le contraddizioni mai chiarite che avvolgono l’11 settembre. Almeno per chi non si accontenta della versione ufficiale, come il giornalista italiano Giulietto Chiesa.
Editorialista autorevole, esperto di politica estera e parlamentare europeo, Chiesa è il maggior responsabile di un’operazione multimediale di controinformazione che ha portato alla realizzazione del documentario Zero – Inchiesta sull’11 settembre (stasera in anteprima mondiale nella sezione Extra della Festa di Roma) e alla pubblicazione di un libro che utilizza le testimonianze confluite nel film per confutare ciò che crediamo di sapere su quei fatti.
Diretto da Franco Fracassi (fotoreporter e giornalista impegnato da anni a far luce su verità scomode come l’assassinio della collega Ilaria Alpi) e Francesco Trento (sceneggiatore di alcuni documentari di Volfango De Biasi e Guido Chiesa), Zero è il frutto di un lavoro collettivo e dell’entusiasmo di tutta la troupe: anche (e soprattutto) dal punto di vista produttivo. Telemaco, società fondata nel 2003 da Franco Fracassi e Thomas Torelli, ha infatti potuto contare sull’apporto finanziario di centinaia di co-produttori, che hanno abbracciato le motivazioni degli autori portando il proprio contributo: un azionariato popolare cresciuto con il passaparola (alimentato da internet e dai molti dibattiti pubblici che hanno accompagnato il progetto in tutte le sue fasi), che ha permesso di coordinare un gruppo di lavoro numeroso (dieci ricercatori, tre troupe impegnate tra l’Italia, l’Europa e gli Stati Uniti), di realizzare oltre cento ore di interviste inedite, e di affrontare una post-produzione durata otto mesi.
Accompagnato da grafici e disegni animati che contribuiscono a sciogliere i nodi più complessi della vicenda, il racconto dei fatti è affidato alla voce narrante di Francesco Pannofino, mentre l’attrice Lella Costa, il premio Nobel Dario Fo e lo scrittore Moni Ovadia mettono al servizio del film un contrappunto dolente, che scardina le incongruenze dei rapporti ufficiali anche con l’arma di un’amara ironia.
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