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INDUSTRIA Francia

Klapisch lancia l'allarme: il mercato uccide la cultura

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La preoccupazione degli autori francesi dinanzi all'attuale impoverimento dei contenuti delle produzioni ha trovato questa settimana un portavoce molto popolare: il regista Cédric Klapisch (il cui ultimo film Paris – leggi l'intervista – uscirà il 20 febbraio 2008), che si è espresso sul tema in un forum pubblicato sul quotidiano Le Monde intitolato "Il cinema, per aiutare a vivere".

Rivolgendosi al presidente della Repubblica, al ministro della Cultura e "a tutti quelli che si affidano ciecamente alle 'aspettative del pubblico', senza considerare a che punto la diversità culturale sia in tal modo minacciata", il regista evoca "il dramma che tocca da anni il settore cinematografico". Ricordando che lui era tra quelli che rimproveravano "al cinema francese di essere snob, pretenzioso, intellettuale", Cédric Klapisch sottolinea anche la stranezza di "essersi battuto per anni per affermare la necessità di un cinema popolare" e di ritrovarsi a "difendere oggi un cinema non elitario ma culturale. Ho sempre pensato che si potessero fare film commerciali evitando di prendere gli spettatori per imbecilli. Credo alla terza via, che rifiuta l'eterna opposizione film d'autore/film commerciale".

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"Oggi", prosegue l'autore, "quello che ci preoccupa, a noi registi, è assistere alla lenta e insidiosa scomparsa di ciò che potrebbe sorprendere o svegliare il pubblico. C'è di fatto un impoverimento culturale nel nostro paese e neanche le élite pensano più a rallentarlo. Mi iscrivo qui sulla stessa strada di Pascale Ferran ai César. Con la Società dei registi di film (SRF), constatiamo, come ha fatto lei, a che punto la situazione peggiori rapidamente e come diventi urgente reagire. Il cinema deve indubbiamente divertire, ma anche avvertire. (...) Non deve "addormentare", ma far vedere, informare, suscitare curiosità".

Secondo Cédric Klapisch, "la moltiplicazione degli spazi di diffusione accentua la logica dell'audience e l'onnipresenza dei blockbuster. Il risultato: una formattazione senza precedenti delle opere. In materia culturale, diventa indispensabile controbilanciare gli effetti perversi del mercato. Non vogliamo una cultura assistita, vogliamo una cultura protetta (…). Limitarsi a lasciare che il mercato faccia la cultura, significa uccidere la cultura".

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(Tradotto dal francese)

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