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Editoriale 1 - Wim Wenders on Europe

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L’11 Giugno 2007 Wim Wenders ha tenuto un discorso davanti al Parlamento Europeo sul significato dell’identità europea (leggi il testo completo dell'intervento qui). Mi chiedo se questo evento in qualche modo abbia influito sulla scelta del Torino Film Festival di dedicargli una retrospettiva. Mi piace pensare che sia andata così. Il problema che Wenders ha esposto davanti al Parlamento Europeo è, in parole povere: L’Europa ha un’anima? Cioè: è qualcosa di più di un accordo economico che non ti fa cambiare i soldi quando viaggi?

Secondo Wenders, non c’è alcun dubbio sul fatto che la risposta sia sì - ma non per le persone che ci vivono dentro. L’Europa è un soggetto unitario quando è visto da fuori: per i milioni di immigrati che provano a penetrare i nostri confini. Il “Sogno Europeo” è per loro simile a quello che un tempo era il Sogno Americano per milioni di europei (come il papà greco di John Cassavetes) che cercavano di raggiungere il nuovo continente. Ma oggi, noi europei siamo consapevoli di questo? E ancora più importante, siamo in grado di definire noi stessi?

La risposta in realtà è molto semplice: c’è una cultura europea se la gente d’Europa e soprattutto le giovani persone d’Europa (quelle che hanno all’incirca la stessa età di questo festival, 25 anni) la creano. Noi abbiamo viaggiato, ci siamo annientati, abbiamo fatto l’amore per più di due millenni: decisamente abbiamo una Storia comune, e un po’ di storie interessanti da raccontare. Poi, è ovvio, Wim Wenders ragiona da regista: il miglior modo per fare cultura europea è girare dei bellissimi film europei. Con il dovuto rispetto verso tutte le altre forme di espressione artistica, sono sicura che i cinephiles che vivranno insieme questo festival per i prossimi 10 giorni, in un’allegra overdose di celluloide, saranno d’accordo. Vediamo cosa succede.

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