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Intervista 2 - 3 Domande a Céline Sciamma

di 

La realizzazione del tuo primo lungometraggio è stata un’impresa ardua?Euforica? Liberatoria?
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è che tutto è andato molto velocemente. Non ho sofferto l’attesa. Il film è stato come uno scatto. Tra la scrittura e le riprese non è trascorso nemmeno un anno. La velocità comporta una certa violenza, ma anche una grande gioia. Non penso che ci si possa liberare dai proprio demoni girando un film; anzi a dire il vero è un modo per vivere per sempre con loro.

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Il film parla dello scompiglio emotivo di tre ragazze adolescenti nella periferia di Parigi. Fino a che punto pensa che questo argomento possa attraversare i confini?
È il trattamento dell’argomento che gli conferisce una dimensione universale. Ho scelto di togliere alla storia quel folklore adolescenziale del 2006. È la regia che gli dà la forza di influire sulle diverse tipologie di pubblico: questa era la mia ambizione. Il film è stato venduto negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Giappone…

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Il prossimo anno mi dedicherò alla scrittura. Per me stessa, ma anche per gli altri. Vorrei riuscire a sviluppare entrambe le professioni: sceneggiatrice e regista.

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