email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

USCITE Italia

Il cous cous clan di Kechiche

di 

Un "american dream" al contrario: "Nessuno può farcela senza l'aiuto degli altri. Questo è l'allarme che volevo lanciare con il mio film, mostrando un personaggio a cui è stato negato un posto nella società, nonostante i suoi sforzi".

Così il regista franco-tunisino Abdellatif Kechiche presenta alla stampa italiana la sua opera terza Cous cous [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Hafsia Herzi
scheda film
]
(titolo originale La Graine et le mulet, gli ingredienti del cous cous), che arriva nelle sale distribuita da Lucky Red dall'11 gennaio in 30 copie (di cui almeno tre in versione originale sottotitolata). Storia di un sessantenne maghrebino a Sète (Marsiglia), operaio navale, con il sogno di aprire un ristorante a conduzione familiare su una vecchia barca.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Uscito in Francia il 12 dicembre scorso in 92 copie e passato rapidamente a 123 schermi per totalizzare più di 300.000 spettatori alla terza settimana di programmazione, Cous cous è reduce dal premio Louis-Delluc per il miglior film francese dell'anno e si avvia a mietere nuovi successi ai prossimi César, dopo essere stato il vincitore morale all'ultima Mostra del Cinema di Venezia con il Gran premio della giuria e il premio per la miglior attrice rivelazione ad Hafsia Herzi . Un mancato Leone d'Oro che brucia ancora: "Ritenevo Venezia la vetrina più adatta per questo film, ma la delusione è stata superata dall'orgoglio di essere alla Mostra".

Evitando ogni cliché, Kechiche è riuscito a dare una rappresentazione autentica del quotidiano della comunità maghrebina, con una tecnica che può sembrare "spontanea" ma che invece è frutto di ore e ore di prove e chilometri di pellicola. Per la scena clou della danza del ventre la giovane Hafsia Herzi ha ballato per 40 minuti filati ogni sera per settimane. Per tutto il film il regista sta addosso ai protagonisti, mentre cucinano, mangiano, discutono, litigano, fino a dare allo spettatore la sensazione di partecipare alle loro esistenze. "Desideravo mostrare la vita al di sopra dell'artificio cinematografico, un milieu sociale e un ambiente che io conosco bene, e rendere omaggio ai cosiddetti immigrati di prima generazione, come mio padre, degli eroi che hanno avuto un immenso coraggio nel lasciare il proprio Paese d'origine e subire umiliazioni con la sola speranza che i figli potessero avere una vita migliore".

Da attore-regista (ha cominciato con il teatro e al cinema ha recitato, tra gli altri, con André Téchiné) Kechiche è sensibile al ruolo degli attori: "avere una relazione epidermica, sentire il loro stato d'animo è alla base del mio lavoro di cineasta", dice, sottolineando che l'unica attrice professionista è Hafsia Herzi. "Per far emergere la vita così com'è ho chiesto loro di mangiare veramente". Il cous cous, ovviamente. "Il cous cous è l'espressione dell'identità, un elemento che unisce, che realizza un momento di unità, al di là dei conflitti".

Ora Kechiche ha nuovi progetti, molto distanti dai precedenti : "Sto puntando su una storia ambientata nel 18mo secolo, un film che costa molto. Tutto dipende dai finanziamenti, i produttori sono molto sensibili agli incassi, bisogna aspettare i risultati di Cous cous.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy