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FESTIVAL Polonia

Al Trieste FF la combattiva Danuta Szaflarska

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Dopo Toronto e Pusan, anche il Trieste Film Festival ospita uno dei titoli polacchi più premiati dell’anno scorso, Pora umierać (Time to Die): l’ha diretto Dorota Kędzierzawska, per il piacere di lavorare di nuovo con l’attrice Danuta Szaflarska, e offrirle quel ruolo da protagonista che dopo sessant’anni di carriera (soprattutto teatrale, ma anche al fianco dei massimi nomi del cinema polacco, compreso Andrzej Wajda) ancora le mancava.

Il proposito – nato diciassette anni fa sul set del primo lungometraggio della Kędzierzawska, Diably, diably, che valse alla Szaflarska il premio come miglior non protagonista al Polish Film Festival – si è tradotto in un film, il primo dopo il successo internazionale di Jestem, apparentemente distante dalle opere precedenti della regista, fin qui sensibile indagatrice di un’infanzia spesso negata, umiliata e offesa.

In Pora umierać, dirotta il proprio sguardo sull’universo della vecchiaia, offrendo il ritratto di Aniela, donna sola ma combattiva, che fa i conti con l’ostilità gratuita degli sconosciuti, e con l’indifferenza della propria famiglia. L’unico che sembra capirla è il suo cane: parlando con lui, dà voce alla propria disillusione, e alla frustrazione per un mondo in cui non si riconosce più (“odio i monologhi interiori”, spiega la regista, “e mi sembrava un buon modo per dare un interlocutore al personaggio”). Finché un ragazzino (Kamil Bitau, visto anche in Jestem) le farà capire che non tutto è perduto: la grande casa dove abita, e che sogna di restaurare – contro il parere del figlio, che vuol metterla in vendita al miglior offerente – forse tornerà a vivere. E il Tempo di morire (questo il significato del titolo) sarà un momento sereno.

Assente a Trieste perché impegnata in teatro, Danuta Szaflarska tratteggia un personaggio insieme tenero e beffardo, signorile e sboccato: una prova maiuscola, premiata all’ultimo Polish Film Festival (dove il film ha vinto anche per il miglior sonoro, e ha ottenuto i riconoscimenti del pubblico e della critica), che rischia di mettere in ombra persino la preziosa fotografia in b/n firmata dall’esperto Arthur Reinhart, che torna al cinema polacco dopo il kolossal internazionale Tristan + Isolde.

Come per le ultime tre opere di Dorota Kędzierzawska, anche in Pora umierać Reinhart cura (per la prima volta con la regista) il montaggio del film: una molteplicità d’impegni che comprende inoltre il ruolo di scenografo, e di produttore. La sua Kid Film ha finanziato il film insieme a Tandem Taren-To, in coproduzione con Telewizja Polska S.A. e col sostegno del Polski Instytut Sztuki Filmowej Filmowej.

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