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FESTIVAL Svizzera

Friburgo: Waintrop allarga l'orizzonte del "Sud"

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Da tre anni sotto la direzione artistica del critico francese Edouard Waintrop, il Festival internazionale del cinema di Friburgo si svolgerà dall'1 all'8 marzo. Ad aprire questa 22ma edizione, che dà ampio spazio alla produzione asiatica, sarà Secret Sunshine del coreano Lee Chang-dong.

La manifestazione resta fedele alla sua missione – mostrare un cinema altro rispetto a quello europeo e statunitense – ma propone quest'anno un cartellone più eclettico, come spiega Waintrop: "Desidero aprire la selezione alle cinematografie di tre continenti (America del sud, Asia, Africa) che tendono a non spiccare per la loro specificità. Ma essa esiste, senza che venga sottolineata in modo ridondante. M'interesso ai film di tutti i paesi, che non assomigliano più oggi al cinema cosiddetto 'del Sud'". Più opere popolari e generi figurano così nella programma, in particolare nelle tre sezioni tematiche del festival: Noir total (dedicato al poliziesco), L’amore globale, Cinema e rivoluzione (che declinano i rispettivi soggetti in tutti i toni).

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Oltre alla competizione internazionale, che conta 13 lungometraggi di finzione e documentari, il Festival di Friburgo propone anche alcuni documentari afgani presso gli Ateliers Varan, quattro classici restaurati dalla Cineteca di Bologna, e numerosi corti e mediometraggi.

In programma, inoltre, diverse (co)produzioni europee di ieri e di oggi, soprattutto francesi: il ciadiano-francese DP75 Tartina City di Serge Issa Coelo e la coproduzione internazionale Recycle del regista giordano Mahmoud al Massad in competizione, ma anche Nûba d'or et de lumière di Izza Génini (Marocco, Francia), Le cheval de Saint Nicolas / Het Paard van Sinterklaas di Mischa Kamp (Paesi Bassi, Belgio), La Señal di Ricardo Darín e Martín Hodara (Spagna, Argentina), Avoir vingt ans dans les Aurès di René Vautier (Francia), Le petit blanc à la caméra rouge di Richard Hamon (Francia), Les derniers hommes / Die letzten Männer di Ulrich Seidl (Austria) e Carnets de notes pour une Orestie africaine / Appunti per un’Orestiade africana di Pier Paolo Pasolini (Italia).

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(Tradotto dal francese)

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