Una notte in taxi con Nino D’Angelo
“Essere diretti dal proprio figlio è la cosa più bella che possa capitare ad un padre”. Anche se all’inizio Nino D’Angelo non voleva saperne, di recitare in Una notte [+leggi anche:
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scheda film], opera prima di Toni D’Angelo: “avevo paura di metterlo in ombra, che i riflettori si accendessero soltanto su di me”, confessa il popolare cantautore, che nel film (ambientato, come il titolo lascia intendere, dal tramonto all’alba) interpreta Raffaele, un tassista di buoni sentimenti, la faccia pulita di quella Napoli onesta spesso tradita dai fatti di cronaca.
A bordo del suo taxi, quattro uomini e una donna, inseparabili in gioventù ma divisi dalla vita: “scrivendo i personaggi”, spiega il regista (anche co-sceneggiatore con Salvatore Sansone, uno dei protagonisti), “ho cercato di cogliere alcuni aspetti della personalità dei miei amici, e li ho invitati a mettere in scena qualcosa di se stessi”.
“A cominciare dagli eccessi: che in me non sono così evidenti”, ammette Luigi Iacuzio, “ma soltanto perché li nascondo bene. E poi la malinconia”. Rivelatosi con Pater familias di Francesco Patierno, l’attore (che qui ha il ruolo di un avvocato cocainomane con la passione per il jazz) ha anche composto e interpretato la canzone che chiude il film.
La musica, in Una notte, ha un posto importante. E non poteva essere altrimenti, con un protagonista come Nino D’Angelo: anche lui ci mette qualcosa di suo, come la storia del grande Miles Davis che – si racconta nel film – amava molto la melodia napoletana, e un cantante in particolare. “Quel cantante sono io, mi scoprì proprio su un taxi, ascoltando l’autoradio: e visto che i miei dischi nei negozi non si trovavano, si comprò le cassette pirata!”.
Fotografato (in 35mm, scelta controcorrente per un esordio low-budget) da Rocco Marra, il film è stato girato in 20 notti, e montato in 5 settimana da Letizia Caudullo. Autoprodotto con meno di 200mila euro, sarà in sala il prossimo 14 marzo, distribuito in cinque copie da DI.ELLE.O.
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