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ISTITUZIONI Francia

Unifrance: la parola agli esportatori

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Gli esportatori di film si schierano dalla parte di Unifrance nella polemica scatenata (leggi l'articolo) dalla diffusione, da parte del Media Consulting Group, di un rapporto particolarmente critico, e molto criticato, sull'attività dell'agenzia di promozione del cinema francese all'estero.

L’ADEF (Associazione degli Esportatori di Film) ha infatti espresso "grandi riserve sulle raccomandazioni e le conclusioni di questo rapporto", stimando che gli autori non hanno "resistito alla tentazione di generalizzare nel dare il loro giudizio" e constatando che "non hanno approfondito i temi in questione con la rappresentanza dei membri dell'ADEF, quando invece gli esportatori sarebbero nella posizione adatta per giudicare lo stato dei mercati, l'evoluzione del cinema francese su questi mercati e il conseguente adeguamento della politica di Unifrance".

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Ribadendo il ruolo "fondamentale di Unifrance e l'importanza della sua azione per la promozione e la diffusione del cinema francese all'estero", l’ADEF rivendica un ruolo centrale nella riflessione sulla sua organizzazione ed evoluzione, ferma restando la sua credibilità attuale ("constatiamo regolarmente che i nostri colleghi stranieri ci invidiano il fatto di poterci appoggiare a tale strumento"). L’ADEF conta tra i suoi membri Pathé, Gaumont, UGC, StudioCanal, Wild Bunch, Celluloid Dreams, Films Distribution, Pyramide, Rezo, Roissy Films, Memento, Bac, Wide, The Coproduction Office, Onoma, SND, TF1 International, EuropaCorp e MK2.

Da notare anche che Unifrance ha redatto un contro-rapporto molto dettagliato di una trentina di pagine, di cui Cineuropa ha avuto una copia. Una contro-analisi impietosa ("l’inattitudine degli autori a valutare il lavoro svolto rende le conclusioni del cosiddetto rapporto inattendibili perché spesso false o falsate dalle contro-verità avanzate") che giunge proprio nel momento in cui si parla di successione al vertice di Unifrance. Secondo le nostre informazioni, Margaret Menegoz, presidente dal 2003 - che a giugno non chiederà un nuovo mandato e che vorrebbe cambiare lo statuto affinché anche un non produttore possa occupare il suo posto - sarebbe disponibile in tal caso ad assicurare la transizione. Un'ipotesi non approvata da tutti e che getta nuova luce sulla polemica attuale.

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(Tradotto dal francese)

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