La commedia precaria di Virzì
Il cinema italiano torna ad occuparsi del mondo del precariato (e dei call-center): a pochi mesi dalle Parole sante di Ascanio Celestini, tocca alla nuova commedia di Paolo Virzì, Tutta la vita davanti, raccontare l’esercito dei lavoratori atipici. E un mondo, il nostro, dove – spiega il regista – “la tragedia non è più lavorare troppo, ma lavorare soltanto 4 ore: e noi lo raccontiamo con curiosità, facendo una critica ironica”.
“Marta”, sostiene il regista a proposito del personaggio principale, la neolaureata in filosofia costretta a fare la telefonista e interpretata da Isabella Ragonese, “compie un viaggio nella sottoccupazione, che è anche un viaggio nell’Italia di oggi, nell’etica e nell’estetica di questo Paese, nelle angosce dei suoi abitanti. Per questo, più che sul lavoro, è un film sulla vita”.
A quindici anni dall’esordio con La bella vita, Virzì ritrova i protagonisti di allora, Massimo Ghini e Sabrina Ferilli: “hanno una purezza che permette loro di avvicinarsi a personaggi spinosi e spigolosi, rendendoli indimenticabili”, racconta il regista parlando dei loro ruoli non facili: il titolare dell’azienda, e la capo-telefonista.
Due carnefici, in confronto alle vittime che il sindacalista interpretato da Valerio Mastandrea tenta invano di difendere: “ma il film non è manicheo”, precisa Virzì, “piuttosto, per dirla con Hannah Arendt, oggetto della tesi di laurea di Marta, riflette sulla banalità del male: lo sguardo della protagonista non condanna e non assolve”.
Raccontato dalla voce-off di Laura Morante, il film si avvale di un cast molto ricco, dove accanto a Valentina Carnelutti ed Elio Germano spicca la performance dell’emergente Micaela Ramazzotti, nel ruolo della giovane ragazza-madre che non si riconosce in un’Italia “per niente gentile”.
Scritto dal regista con Francesco Bruni, Tutta la vita davanti è prodotto dalla società di Virzì, Motorino Amaranto, insieme a Medusa Film, che lo distribuisce il prossimo 28 marzo in 350 copie.
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