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FESTIVAL Italia

Milić e l’orrore della guerra

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Le tragedie dell’ex Jugoslavia, protagoniste al Festival del Cinema Europeo di Lecce: in The Living and the Dead il croato Kristijan Milić dimostra “la ciclicità della guerra”, raccontando l’orrore quotidiano – tra campi minati, imboscate e plotoni d’esecuzione – di due pattuglie di soldati in Bosnia, l’una nel 1943 e l’altra cinquant’anni dopo.

Scritto da Josip Mlakić (che ha adattato il suo romanzo omonimo), il film non è privo di metafore, al punto da chiudersi in un cimitero, e affidare al protagonista Filip Sovagovic un simbolico doppio ruolo che fa da trait d’union tra i diversi piani temporali.

A ciascuna delle due epoche, il regista ha assegnato un registro stilistico diverso: lo dimostra la fotografia, realista per il passato più recente e seppiata nei segmenti sulla seconda guerra mondiale, per esaltare – spiega Milić – “la visione leggendaria, quasi epica, di quel conflitto”.

L’aspetto figurativo di The Living and the Dead si deve al direttore della fotografia Dragan Marković, che – visto il prolungarsi delle riprese (iniziate nel dicembre 2004, e portate a termine nell’aprile di due anni dopo) – ha sostituito il collega Mirko Pivćević: ma ciò che colpisce, nel film, è soprattutto il tentativo di leggere il dramma del conflitto bellico con gli strumenti del cinema di genere.

La denuncia antimilitarista della violenza si accompagna così all’ostentazione del dettaglio macabro, dove più dell’orrore sembra contare l’horror, è persino il grand guignol. “È il mio stile personale”, assicura Milić (regista soprattutto di spot pubblicitari, e videoclip), “influenzato dal cinema di grandi autori come Walter Hill e Sam Peckinpah, e naturalmente da Full Metal Jacket di Stanley Kubrick”.

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