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CANNES 2008 Concorso

Martel e la borghese senza testa

di 

Due fratellini e un cane giocano a rincorrersi in un canale privo d'acqua. Più tardi un'auto guidata da un donna dai capelli platinati passa nei paraggi, la donna è distratta, le ruote colpiscono qualcosa.... forse un cane. Comincia a piovere, il canale presto sarà colmo d'acqua.

Lucretia Martel, raffinata e sensibile regista argentina al suo terzo film, dopo l'affresco di La Ciénaga e il provocatorio La niña santa, arriva in concorso al Festival di Cannes con La mujer sin cabeza [+leggi anche:
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, una coproduzione tra Argentina, Spagna, Francia e Italia che ha il sapore di un sogno: la protagonista Marìa Onetto è una borghese cinquantenne la cui vita tranquilla viene scossa da un evento inaspettato che la proietterà in una dimensione onirica: ha ucciso un bambino con la sua auto? E' stata in ospedale per una radiografia? Ha davvero tradito il marito in una camera d'hotel con un cugino che l'ha sempre amata? Il mondo d'un tratto sembra popolato da fantasmi e di strani segnali, e la realtà non ha più l'importanza di prima. Ma forse i fantasmi sono la povera gente, el pueblo che circonda la borghesia ed è destinato solo ai lavori più umili.

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Ma basta cambiare il colore dei capelli, da biondo a bruno, e forse quei fantasmi spariranno, tutto tornerà come prima.

Martel sposta la macchina da presa intorno alla protagonista, le si avvicina a pochi centimetri, la indaga mentre si muove negli spazi familiari come se non appartenesse più a quel mondo, dando un ennesimo squarcio su una società che sente il peso di un malessere di origine sconosciuta. Ne La Ciénaga ci si rifugia nell'alcol, qui l'indifferenza è la medicina contro il senso di colpa.

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