Sostegno pubblico alle imprese cinematografiche. Il modello francese diventa realtà?
di Bruno Zambardino - Tafter Journal
- In questa fase cruciale di ripartenza della politica, di bilanci di attività svolte e di eredità consegnate ai nostri nuovi decision makers, va registrata l’introduzione, a partire da quest’anno, di nuove e più evolute forme di sostegno indiretto, e in particolare di agevolazione fiscale alle imprese cinematografiche nazionali, che – di fatto – per la prima volta avvicinano il nostro Paese al tanto decantato modello di sostegno francese.
Mai come in questi ultimi anni il richiamo al cosiddetto “modello francese” è stato così presente all’interno del dibattito sulle possibilità di rinnovamento e di rafforzamento del settore dello spettacolo inteso nelle sue due anime principali, quella cinematografica e quella delle rappresentazioni dal vivo. Ebbene, in questa fase cruciale di ripartenza della politica, di bilanci di attività svolte e di eredità consegnate ai nostri nuovi decision makers, va registrata l’introduzione, a partire da quest’anno, di nuove e più evolute forme di sostegno indiretto, e in particolare di agevolazione fiscale alle imprese cinematografiche nazionali, che – di fatto – per la prima volta avvicinano il nostro Paese al tanto decantato modello di sostegno francese. Modello che accanto a cospicui finanziamenti diretti prevede da tempo un modello virtuoso di detassazione degli utili cui, dal 2004, è stato affiancato un sistema di fiscalità specifico a favore dell’industria cinematografica francese.
Premessa
Con questo contributo si intende descrivere le caratteristiche fondamentali e la ratio del pacchetto di misure inserite nell’ultima Legge Finanziaria ed analizzare il possibile impatto sul territorio, nella prospettiva – ventilata in alcuni progetti di legge già resi pubblici dalla nuova maggioranza – che tali provvedimenti possano essere estesi in modo organico anche al comparto delle “perfoming arts”1 . Un nuovo e più evoluto modello di intervento pubblico da considerarsi – è bene precisarlo - come strumento complementare e non alternativo alle attuali forme di sovvenzionamento diretto.
Luci ed ombre del settore cinematografico nazionale
La nostra industria cinematografica rappresenta da sempre uno dei cardini dell’industria culturale, segnandone profondamente la sua identità. Il cinema ha fortemente influenzato e influenza tuttora la cultura, i costumi sociali, le mode, il linguaggio e gli stili di vita degli italiani.
Tuttavia, negli ultimi anni, malgrado alcuni segnali positivi2, le distorsioni del mercato cinematografico hanno messo sempre più a rischio la specificità culturale del cinema italiano, mortificandone la forza creativa, impoverendone la capacità produttiva e limitandone la diffusione sul territorio nazionale ed europeo.
La polverizzazione delle imprese cinematografiche italiane – caratterizzate da dimensioni ridotte, scarsa patrimonializzazione ed alto tasso di mortalità – unita ad una forte presenza delle majors americane sul versante distributivo e dell’esercizio, e da qualche anno anche su quello produttivo, ha determinato una forte presenza di film commerciali ad alto budget, di origine per lo più statunitense.
Negli anni, in Italia, si è sempre più configurato un mercato del cinema incapace di sostenere i prodotti filmici a matrice culturale, caratterizzati da una domanda non sufficientemente ampia, ed esposti ad un processo generalizzato e continuo di costi di produzione crescenti, cui si aggiunge un sistema televisivo ristretto ad un triopolio (accanto a Rai e Mediaset, anche Sky svolge un ruolo di sostegno al cinema nazionale) che non garantisce sufficienti sbocchi produttivi e diffusivi sul mercato.
Cinema e credito d’imposta: il caso francese
La Francia, come è noto, è il Paese che destina il volume di risorse finanziarie a favore del cinema, dell’audiovisivo e del multimediale più elevato in Europa.
Il bilancio 2008 del Cnc3 ammonta complessivamente a 528,5 milioni di euro (una cifra più elevata dell’intero Fondo Unico per lo Spettacolo), di cui 266,7 milioni a sostegno delle sole attività cinematografiche. Per fornire un dato di raffronto immediato rispetto all’Italia, si consideri che nel nostro Paese gli stanziamenti a valore sui capitoli di spesa del Fondo Unico dello Spettacolo sono stati nel 2006 pari a poco meno di 78 milioni di euro, ovvero meno del 30 % delle risorse francesi.
Tale differente peso dei finanziamenti diretti trova un riscontro anche nei principali indicatori del mercato cinematografico ovvero incassi lordi in sala, numero di sale e biglietti staccati come mostra la tabella qui di seguito riportata. Nonostante il nostro Paese stia recuperando rispetto alla Francia nel raffronto 2006-2007, tra i due mercati permane una forbice molto ampia.
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Nota: Questo articolo è stato pubblicato su Tafter Journal (www.tafterjournal.com) n. 4/anno 2008
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