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VENEZIA 2008 Giornate degli Autori

Profilo eurocentrico per i Venice Days

di 

Undici lungometraggi, undici “declinazioni del cinema d’autore” in programma alle Giornate degli Autori (dal 28 agosto al 6 settembre), promosse dall’ANAC e dall’API nell’ambito della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Al giro di boa del primo lustro, la sezione – affidata per la terza volta al delegato generale Fabio Ferzetti – continua ad interrogarsi sul cinema contemporaneo: “Esiste ancora uno spazio per un cinema diverso? Quali margini restano a chi si muove fuori dalle regole del mercato? Come conciliare la sacrosanta esigenza del dialogo con gli spettatori senza arrendersi all’omologazione dei gusti e del linguaggio?”.

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Il profilo, quest’anno più che mai, è “spiccatamente eurocentrico”, spiega Ferzetti: “Storie di fuga, di crescita, di trasformazione, dietro cui si indovinano le inquietudini di un’Europa sempre più insoddisfatta e problematica”.

Non a caso, tolto Una semana solos dell’argentina Celina Murga (seconda volta al Lido dopo Ana y los otros), provengono tutte dal vecchio continente le opere dei Venice Days di quest’anno. Anche Machan, che pur girato in Sri Lanka con attori cingalesi, porta la firma dell’esordiente di lusso Uberto Pasolini, produttore di Full Monty passato per la prima volta dietro la macchina da presa con capitali soprattutto italiani e tedeschi.

Altri quattro gli esordienti, in corsa anche per il trasversale Leone del Futuro – Premio Luigi De Laurentiis: Sallie Aprahamian, premiata regista inglese di teatro e tv, adatta un soggetto degli attori Doraly Rosa e Dan Fredenburgh e firma Broken Lines. Non è il solo caso di collaborazione tra un cineasta ed il proprio interprete: lo conferma il no-budget Un altro pianeta di Stefano Tummolini, scritto con il protagonista Antonio Merone e ambientato tra le dune della spiaggia naturista di Capocotta, vicino Roma.

Altri debutti: il finlandese The Visitor di Jukka-Pekka Valkeapää, il titolo più inquieto e visionario, debitore di Tarkovskij; e Hooked, stravagante commedia filosofica rumena di Adrian Sitaru, memore della lezione di Ionesco.

L’attenzione maggiore è per le cinematografie dell’Est: dalla Slovenia, l’hitchcockiano Landscape n. 2, opera seconda del prolifico romanziere Vinko Moderndorfer, mentre la Polonia propone Scratch di Michal Rosa, al confine tra il dramma bergmaniano e la variazione sul tema de Le vite degli altri [+leggi anche:
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. La Repubblica Ceca è presente con A Country Teacher di Bohdan Sláma, delicata storia di omosessualità interpretata da Pavel Liska (anche nel cast di The Visitor).

Il Belgio fiammingo tinge di humour nero la selezione, con Nowhere Man di Patrice Toye, ricognizione sulla fragilità umana liberamente ispirata al Mattia Pascal di Pirandello. E dalla Francia giunge Stella di Sylvie Verheyde, versione femminile (e molto autobiografica) de I quattrocento colpi nella Parigi degli anni Settanta.

A chiudere il programma, due documentari: Che saccio di Camille d’Arcimoles, diario intimo che ripercorre in meno di cinquanta minuti cinque anni di vita dei giovanissimi Francesco Casisa e Filippo Pucillo, visti nei film di Emanuele Crialese; e Il Passato è il mio bastone di Flavia Mastrella e Antonio Rezza, esempio di autoanalisi in forma di film, e insieme affettuoso sberleffo ai critici cinematografici che seguono la loro opera sin dagli esordi.

Molti i convegni, gli eventi collaterali, le proiezioni (su tutte, il documentario Un Paese possibile di Silvio Soldini) che si terranno nel quartier generale dei Venice Days, la Villa degli Autori: come sempre non competitiva, la sezione assegna il tradizionale Label Europa Cinemas, che garantisce al vincitore la promozione e la permanenza sui 1710 schermi affiliati, e la stampa per l’Italia di cinque copie del film, offerta dalla Technicolor.

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