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FESTIVAL DI ROMA Regno Unito

Dall'Inghilterra due film "d'epoca"

di 

"Una confessione intima, atipica per Hemingway: sono fortunato ad averlo potuto mettere in scena". Così l'inglese John Irvin, che in The Garden of Eden, "Evento speciale" al Festival di Roma, adatta l'omonimo romanzo (pubblicato postumo) dell'autore di "Per chi suona la campana".

Come il libro, anche il film è ambientato negli anni Venti (i costumi sono del premio Oscar Alexandra Byrne), in Europa: qui i coniugi David e Catherine Bourne - lui scrittore di successo, lei moglie disinibita - incontrano l'italiana Marita, dando vita ad un gioco erotico che cambierà per sempre le loro vite.

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"Il segreto del successo di un film è soprattutto il casting", spiega Irvin, che da subito ha pensato a Jack Huston e Mena Suvari per la coppia di sposi, e all'ex Bond-girl Caterina Murino per il ruolo della tentatrice.

"È importante che tra me e gli interpreti si crei un'intesa, condividendo un fine comune", continua l'autore, che ha potuto contare anche su un prestigioso cast di supporto: dall'almodovariana Carmen Maura (al suo primo film in lingua inglese) a Matthew Modine.

Prodotto da Lorne Thyssen, The Garden of Eden si avvale dei capitali britannici di Devonshire Productions, Berwick Street Productions e Freeform Spain. La distribuzione internazionale è affidata a Tranquil Seas.

Altro titolo di produzione inglese visto ieri al Festival, stavolta in Concorso, Good [+leggi anche:
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scheda film
]
di Vicente Amorin inizia come un apologo kafkiano, con il professor John Halder (un dimesso Viggo Mortensen), autore di un romanzo sul tema dell'eutanasia, che si aggira nervoso in un palazzo del potere del Terzo Reich.

Tratto da una piéce di Cecil Philip Taylor, il film vuol dimostrare che nelle file del Nazismo militarono uomini di ottime letture e miti propositi, che non compresero (se non troppo tardi) gli effetti della follia hitleriana. Ma la perdita dell'innocenza del popolo tedesco è tema troppo complesso per quest'opera semplicistica e spesso confusa: che ha il dono della brevità (appena novanta minuti, durata insolitamente contenuta per l'argomento) ma non quello della sintesi.

Prodotto da Good Films in collaborazione con Laurin Entertainment e Miromar Entertainment, Good è venduto nel mondo da Odd Lot International.

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