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PRODUZIONE Italia

Beket di Manuli, da Sulmona alla sala

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È più “assurdo” il teatro di Samuel Beckett o il sistema distributivo italiano, che impedisce al Beket [+leggi anche:
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scheda film
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di Davide Manuli (premio Fipresci all’ultimo Festival di Locarno) di uscire in sala?

Fortuna che l’autore (non nuovo all’ostruzionismo del mercato: il suo precedente Girotondo, giro intorno al mondo si è visto soltanto in dvd, allegato ad una rivista di cinema) ha potuto contare sui (co)produttori giusti, Bruno Tribbioli e Alessandro Bonifazi di Blue Film: i quali, dopo il dietrofront di alcune società, hanno deciso di “inventarsi” anche distributori, con la complicità di Gianluca Arcopinto.

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Il film, quindi, “dovrebbe uscire entro gennaio 2009, forse anche in Grecia nel circuito Mikrokosmos”, spiega Manuli, che intanto lo accompagna nei festival più attenti agli sguardi indipendenti: come la XXVI edizione di Sulmonacinema, che si è chiusa sabato assegnando a Beket la Menzione speciale della giuria.

Libero adattamento del capolavoro di Beckett “Aspettando Godot”, il film, pensato in origine per i paesaggi del deserto d’Almeria in Spagna, ha trovato poi l’ambientazione ideale tra le dune e le miniere abbandonate di una Sardegna inedita, fotografata da Tarak Ben Abdallah in un suggestivo b/n.

Location lunari abitate dai due strambi protagonisti, Freak (Luciano Curreli, visto già in Girotondo…) e Jajà (Jérôme Duranteau) e dalla galleria di surreali personaggi che si muove intorno a loro: un cast che più eterogeneo non si può, dall’attore Fabrizio Gifuni al musicista Roberto “Freak” Antoni (è sua parte della colonna sonora), al pugile Simone Maludrottu.

Realizzato in quattro settimane (due di riprese, altrettante in sala di montaggio), Beket – prodotto, oltre che da Blue Film, anche dalla Shooting Hope Productions di Manuli, con un budget di 65mila euro – è nato dall’impossibilità del suo autore di dedicarsi a Doping, progetto a lungo inseguito che sembra finalmente sul punto di realizzarsi: “Un film sul ciclismo: sul sangue dei ciclisti, in tutti i sensi. E visto che il sangue e il ciclismo sono colorati, sarà il mio primo film a colori”, spiega il regista, che annuncia anche di voler girare “nell’ex carcere di massima sicurezza dell’Asinara una revisione poetica de L’enigma di Kaspar Hauser di Werner Herzog”.

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