email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

FESTIVAL Ungheria

Torino FF: The Sun Street Boys, rock'n'roll e rivoluzione

di 

Racchiuso tra due citazioni cinematografiche (“Per far cinema basta filmare uomini liberi”, Jean-Luc Godard, e “Amo questi giovani ostinati”, da Cenere e diamanti di Andrzej Wajda), l’ultimo lungometraggio dell’ungherese György Szomjas, A Nap Utcai Fiúk / The Sun Street Boys, sui tragici fatti del ’56, è – per stessa ammissione dell’autore – il suo “più importante”.

“In occasione del 50nario ci sono stati altri film sull’argomento, ma non mi sono piaciuti”, spiega il regista, ospite della sezione Lo Stato delle Cose (quest’anno esplicitamente dedicata alla politica) del Torino Film Festival, rivendicando il proprio ruolo di testimone: “All’epoca avevo sedici anni e ho vissuto due grandi esperienze: la Rivoluzione a Budapest, ed il rock'n'roll”.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Nel film c’è molto di entrambi: i carri armati sovietici che invadono il Paese e gli espedienti per ascoltare Elvis, proibito dal regime (ma la pirateria esisteva già, bastava incidere i dischi sulle lastre delle radiografie). E poi ci sono loro, i ragazzi del titolo, che amano e combattono con la stessa ingenua intensità, provando a difendere almeno un isolato della loro capitale. Personaggi inventati (e amori romanzati, compreso il classico triangolo sentimentale), fedeli però alla realtà storica.

La “via del sole”, per esempio, esiste davvero: “È contigua alla “via Paal” del famoso romanzo di Ferenc Molnár”, spiega il regista (anche sceneggiatore con Ákos Kertész e Gábor Heller), che ha voluto raccontare “il clima in cui si trovarono ad agire le “bande” che cinquant’anni fa si opposero all’occupazione, composte perlopiù di eroi giovanissimi, entrati nella mitologia nazionale”.

Proprio come i protagonisti del film (interpretati da Péter Bárnai, Sándor Czeczô e Kata Gáspár), che scelgono come quartier generale un cinema (“Anche questo successe davvero, in fondo si tratta di un ambiente confortevole, accogliente”). E qui The Sun Street Boys, che paga lo scotto di uno script non troppo originale, si scalda di sincera (e autobiografica) cinefilia ricordando icone come Silvana Mangano, Anna Magnani, la Lollobrigida di Fanfan la Tulipe.

Altrove, la prevedibilità del racconto è riscattata dal ricercato impianto figurativo dovuto alla fotografia firmata da Ferenc Grunwalsky (anche regista in proprio di titoli come Homecoming e Goldberg Variations), dove il colore e il b/n si passano continuamente il testimone, talvolta convivendo nella stessa inquadratura. “È la nostra nona collaborazione”, spiega Szomjas, che ammette di non amare molto i film a colori, e spiega di aver scelto in più di un’occasione di “mimetizzare il nuovo girato con i cinegiornali d’epoca, e per farlo abbiamo dovuto abbassare la qualità delle nostre immagini”.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy