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FESTIVAL Regno Unito / Irlanda

Torino FF: Helen, thriller filosofico per riflettere

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Joy ha diciotto anni: esce da scuola, saluta gli amici, cammina nel parco. Tutto in campo lungo durante i titoli di testa. Poi in un bosco ritrovano la sua giacca di pelle, ma di lei nessuna traccia. Per ricostruire i suoi ultimi movimenti, la polizia sceglie una “controfigura”, Helen (l’esordiente Annie Townsend), che le somiglia come una goccia d’acqua: cresciuta in orfanotrofio, in cerca di un’identità (“La mia unica aspirazione è essere altrove”, risponde quando il professore le domanda cosa sogna per il futuro), la giovane si immedesima nella vita di Joy, frequenta gli stessi luoghi, va a cena dai suoi genitori, si vede col suo ragazzo.

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, opera prima di Christine Molloy e Joe Lawlor in concorso al Torino Film Festival “si ispira più al Dreyer di Ordet – spiega Lawlor – al suo modo originale di usare la mdp”, con molti piani sequenza “che aiutano il pubblico a riflettere in profondità, senza essere distratto da continui stacchi di montaggio”.

Del poliziesco, dunque, il film non ha che qualche divisa: “Ma la rappresentazione della polizia è tutt’altro che verosimile: non abbiamo puntato sul realismo sociale, ma su un approccio più filosofico”, continua il regista. Il caso, dunque, non trova soluzione: agli autori interessa di più l’indagine psicologica della protagonista ed il ritmo ipnotico delle immagini (montaggio di Christine Molloy, fotografia di Ole Birkeland).

Capitolo conclusivo del progetto “Civic Life” iniziato cinque anni fa (“Nove corti, più questo lungometraggio, che formano un corpo unico, sviluppati a stretto contatto con alcune comunità locali, con un forte radicamento sociale nel territorio”, spiega Lawlor), Helen è una coproduzione anglo-irlandese guidata da Desperate Optimist Production.

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