10/02/2009

“La storia di Barbablù, come tutte quelle di Perrault, è lunga tre pagine. Ma è terreno fertile per il nostro immaginario, e piace alle bambine: c'è orrore, ma anche curiosità e piacere”. Così Catherine Breillat racconta la sua ultima fatica, Barbe Bleu [+leggi anche:
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scheda film], versione molto personale della celebre fiaba presentata nella sezione Panorama alla Berlinale.

Il film segue attraverso gli occhi e l'immaginazione di due bambine (la piccola lettrice/regista Catherine e sua sorella maggiore) la vicenda dell'orfana-vittima che sposa l'orco-carnefice, e, dopo aver aperto la porta della stanza a lei proibita ― nella quale giacciono i corpi delle mogli sgozzate ― riesce a salvarsi e a punire Barbablu dei suoi misfatti.

La rilettura della fiaba mantiene inalterati tutti i temi più cari alla regista dei controversi Sex is Comedy e Romance: il legame con la sorella, l'esplorazione della sessualità (qui mai esplicita) ed i rapporti di forza tra uomo e donna.

L'abituale provocazione cede stavolta il passo ad una narrazione elegante e raffinata, che, nello svelare le due storie parallele, l'una specchio dell'altra, sviluppa un progressivo crescendo di terrore e tensione erotica, rovesciando nel finale le posizioni dei personaggi.
La fotografia, virata su colori intensi e freddi, compone bellissimi tableaux vivants, l'ultimo dei quali chiaro omaggio alla tradizione pittorica di Giuditta e Oloferne.

Barbe Bleu è prodotto da Flach Film e CB Films con finanziamenti di ARTE France, Centre National de la Cinématographie, Région Limousin e Commission Régionale du Film Limousine, e viene venduto all'estero dalla francese Pyramide International.