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Rashid Masharawi • Regista

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Copia ed incolla il codice nel tuo html per inserire il video, e non dimenticare di citare Cineuropa:

Perché ha scelto questo tenero ma ironico approccio ad una situazione tragica?
Ho già realizzato circa venti film sulla Palestina, da molti diversi punti di vista. Questa volta, essendo diventato io stesso un rifugiato e non potendo tornare a casa mia, a Ramallah, ho sentito qualcosa di nuovo. Intifada dopo intifada, la nostra Storia si è ripetuta sin troppe volte negli ultimi cinquant'anni, e volevo spiegare, in particolare ai non arabi, perché sembriamo ormai tagliati fuori dalle storie. Ho scelto un'angolazione ironica perché volevo mostrare che abbiamo ancora una distanza; anche se tutti soffriamo di questa situazione, tuttavia siamo ancora capaci di ridere, raccontare barzellette, e vivere.

Lei, ovviamente, spera che un giorno i palestinesi possano essere nuovamente uniti e, allo stesso tempo, presenta la Palestina come Utopia. Non c'è una contraddizione in questo?
Ci sono, chiaramente, due mappe della Palestina, una storica, abbellita dal ricordo, e una umana, che mostra quanto la nazione sia divisa attualmente. Dal 1948, i molti rifugiati hanno avuto una diversa evoluzione. E ancora, la Palestina continuava ad essere comunque un bel paese, con gli aranci e il mare e città bellissime, e per quanto possa essere divisa come nazione, tuttavia non smettiamo di sperare...

Il film è stato accolto con grande entusiasmo alla sua anteprima qui a Venezia. Dopo tutte queste interviste, quale domanda alla quale vorrebbe rispondere non le è stata ancora fatta?
Questa! Beh, nessuno mi ha chiesto, 'perché il cinema?' Beh, di certo è impossibile essere un regista palestinese e non andare sul politico, ma ho girato molti film sperimentali sul cinema stesso, sull'arte. Sono la cosa più importante per un filmmaker.

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