Jean-Pierre Jeunet, regista
Servizio
Intervista con il regista di "Il Favoloso Mondo di Amélie" (2001)
di Federico Greco
Jean-Pierre Jeunet – regista
Il Favoloso Mondo di Amélie parla di generosità. Ne abbiamo abbastanza dei film violenti e delle pistole, ma non è facile parlare di generosità. Quando lo fa Hollywood di solito escono fuori delle cose un po’ melense. Io non lo avevo concepito come un film di successo. L’ho fatto per me stesso. La sincerità spiega il successo del film, e anche il fatto che sia una storia d’amore romantica e non realista. I giovani non hanno più voglia di sentir parlare di preservativi…
Gilles Duval - Fondazione GAN per il Cinema
Amélie Poulain è un’ottima locomotiva per portare il cinema francese nelle sale americane. Abbiamo saputo imparare la lezione dai film americani. Cioè siamo riusciti a fare un tipo di film americano e francese allo stesso tempo, con le stesse armi che il cinema americano ha sempre usato contro di noi.
Serge Kaganski – critico (Les Inrockuptibles)
Si è trattato di una congiuntura: (tra il 2000 e il 2002) sono usciti film francesi che non erano la solita caricatura del cinema francese. Non erano cioè dei film d’autore, intimisti, piccole storie d’amore che si svolgono nelle ‘chambres des bonnes’ del quartiere latino. Si è trattato invece di film di genere, con grosse produzioni alle spalle.
Jacques Rozier – regista
La ‘dottrina ufficiale’ dice che il cinema francese è in ottima salute, come incassi e mercato. Ma contrariamente a quanto si può pensare il numero di film francesi sugli schermi è molto piccolo. Amélie è uscito per esempio con 700 copie. Il secondo film su Asterix con 1.000 copie. Sono tantissime sale, d’accordo, ma resta poco spazio per gli altri.
Mathieu Almaric – attore
Ci sono in giro molti film di autori della mia età: parigini, borghesi e intellettuali. Dovrebbero essere miei simili, ma li detesto. Sono i miei nemici. Il film Asterix e Obelix non è il mio nemico. Ho molta voglia di vederlo.
Bertrand Bonello – regista
Per me non ci sono state conseguenze positive dirette da questo successo. Piuttosto il contrario.
Robert Guédiguian – regista
Il cinema francese ha un successo di questo tipo perché è un cinema protetto.
Claude Duty – regista
Dall’esterno il protezionismo può sembrare inquietante. Ma è questo che permette di fare dei film diversi che possono rappresentare dei modi d’espressione completamente diversi dal modello hollywoodiano dominante.
Pascal Thomas – regista
L’eccezione culturale non è per proteggersi ma per evitare l’invasione di una sola cinematografia. In particolare della cinematografia di Wall Strett.
Robert Guédiguian – regista
Quando Titanic ha successo in Francia finanzia anche il cinema francese. Il protezionismo – che si basa sul concetto di eccezione culturale – è un sistema di autofinanziamento sul cinema mondiale.
Serge Kaganski – critico (Les Inrockuptibles)
Un film, un libro, si può dire rappresentino l’anima di un artista e a volte l’anima di una nazione, di una cultura e di un popolo. Questo significa eccezione culturale: riconoscere che un film non è un barattolo di conserva, né una lavatrice.
Antoine De Baecque – critico (Libération)
L’unico modo per rinnovare questo sistema è esportarlo…
Robert Guédiguian – regista
E’ un dibattito che va ben oltre il cinema. E io continuo a pensare che bisogna proteggere il debole contro il forte. Ecco perché io sono protezionista…!