Situato nell’Île de la Cité, sulla Senna, il Palazzo di Giustizia di Parigi sembra una fortezza impenetrabile. Allo stesso modo, il castello di Kafka custodisce dei segreti. È il luogo del potere. La cineasta che ci ha lavorato molti anni in veste di cronista giudiziaria, ne conosce bene gli spazi labirintici, le pratiche, le cerimonie. Ci ritorna ora che il Palazzo, come lei lo conosceva, sta per essere spostato: il trasloco è previsto per il 2017. Lei quindi lo esplora con la telecamera in mano, sulle tracce della sua esperienza. Dice: “Metto in scena la mia intima esperienza, le mie emozioni, le mie sensazioni e le metto a confronto con la trasformazione di un’istituzione onnipotente. Man mano che il palazzo si svuota e si fa più silenzioso, i fantasmi si impossessano del luogo. I muri, i rivestimenti di legno, le tende, i gradini di marmo usurati a forza di essere pestati, tratterranno per sempre la loro impronta”. Il suo viaggio nel cuore del tempio della legge e della sofferenza diventa così un film dalla formidabile potenza immaginifica.