In Algeria, negli aridi paesaggi del massiccio dell’Aures, una ragazzina di nome Aya vanga un pezzo di terra. Si ferma un’auto della gendarmeria. Due agenti le consegnano una lettera che annuncia la morte accidentale di Belkacem, il suo fratello maggiore partito per il servizio militare in un’altra città. Non appena la famiglia apprende la notizia, Mouloud, il padre, salta sul suo triciclo per andare a prendere il corpo del figlio. Coraggioso e determinato a recuperare la salma, sfida divieti e pericoli. Nonostante l’empatia e la compassione delle persone che incontra lungo la strada, il viaggio si svolge all’insegna della sofferenza e della solitudine. Al ritorno, Mouloud trova la moglie Fatima chiusa in una tristezza profonda. Temendo che la donna non si rassereni mai più, si prodiga per vederla sorridere e bussa a tutte le porte per trovare un rimedio all’infelicità. E ciò senza mai arrendersi, poiché, come tutti i contadini di quelle terre ostili e ingrate, sa che «rinunciare è un po’ morire»...