email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Joe Lawlor e Christine Molloy • Registi

“Non ci piacciono gli attori che gigioneggiano”

di 

- La coppia di sceneggiatori, produttori e registi è passata dal cortometraggio alla realizzazione del suo primo lungometraggio, che ha già conquistato diversi premi

Cineuropa: Da che cosa avete tratto ispirazione per Helen [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Joe Lawlor e Christine Mo…
scheda film
]
?

Christine Molloy: Il punto di partenza sono state alcune idee che erano alla base del nostro cortometraggio Daydream. All'inizio, quello che ci interessava era l'idea di un'inchiesta sulla scomparsa di una giovane donna (Joy) e delle speculazioni su cosa potesse esserle successo. Mentre sviluppavamo questo, ci è venuta l'idea di una ricostruzione dei fatti da parte della polizia e ci siamo interessati a come avvengono le ricostruzioni, a chi interpreta quale ruolo e come vengono scelti i partecipanti. Siamo stati attratti dall'idea di qualcuno che prende il posto di qualcun altro. E se anche la giovane donna che prende il posto di Joy (Helen) è circondata di mistero, in particolare circa la sua identità, chi è e da dove viene... Abbiamo sentito istintivamente che è da lì che volevamo partire. Benché all'inizio il film giochi con i generi, in seguito prende un'altra piega e speriamo che il pubblico accetterà di seguirlo in questa nuova direzione. Per noi, è più un thriller filosofico che un thriller psicologico. E' un film che tratta le questioni e i misteri intorno alla nozione di identità, all'amore incondizionato e alla comprensione di se stessi.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

Quanto alla forma, il film è molto austero, come nel cinema europeo continentale.
Joe Lawlor: Vedo sicuramente un legame tra il lavoro di Carl Dreyer e il cinema francese o anche danese. Il suo lavoro è molto minimalista, ben pensato, elegante e discreto: la recitazione degli attori non è eccessiva. La performance austera degli interpreti viene dai personaggi. Per il ruolo di Helen, interpretato da Annie Townsend, ad esempio, bisogna considerare che è un personaggio che ha vissuto in un istituto la maggior parte della sua vita e che quindi non è abituata ad esprimere le proprie emozioni né a comprenderle, e che non ha fiducia negli adulti: è piuttosto diffidente. Dipende dal tipo di cinema che vuoi fare, se vuoi che gli attori sprizzino emozioni da tutti i pori o no. Per quanto ci riguarda, non è il nostro gusto, esteticamente parlando. Non ci piacciono gli attori che strafanno, perché spesso finiscono per inficiare il contenuto.

Helen è stato finanziato in un modo unico, grazie alle città di Dublino, Newcastle, Gateshead, Birmingham e Liverpool, oltre che all'Arts Council of England e all'IFB (Irish Film Board). Ha dato vita anche a un cortometraggio che lo completa, Joy.
CM: Joe ed io abbiamo partecipato a un progetto intitolato "Civic Life", per il quale abbiamo realizzato diversi cortometraggi in collaborazione con le associazioni culturali e artistiche locali in tutto il Regno Unito e in Irlanda. Sono girati in 35mm nell'arco di una giornata, con molte inquadrature lunghe e con la partecipazione di gente del posto. I film sono stati poi presentati a livello locale. Helen ha potuto veder la luce perché numerose organizzazioni ci hanno contattato quasi allo stesso momento. Ci volevano commissionare alcuni corti nell'ambito di "Civic Life". Per noi è stata un'occasione per raccogliere il denaro e le risorse di tutti questi partner al fine di realizzare il lungometraggio. Fortunatamente, i partner si sono mostrati molto aperti all'idea, anche se uno di loro voleva che venisse realizzato anche un corto a parte. Siccome il nostro lungometraggio non si occupa di ciò che è successo a Joy, abbiamo pensato che il cortometraggio potesse aprire questa pista. E' più una speculazione su ciò che potrebbe essere successo a Joy che un racconto definitivo.

E il vostro prossimo film, Mister John, di che cosa tratterà?
JL: La storia è ambientata in Thailandia, dove un uomo attraversa una crisi e deve affrontare due grossi problemi. Il film racconta il suo percorso, fisico ed emotivo.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy