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Christian Desmares e Franck Ekinci • Registi

"Tra Indiana Jones e Jules Verne"

di 

- Incontro a Parigi con i registi del riuscitissimo film d’animazione April and the Extraordinary World, Cristallo del lungometraggio ad Annecy

Christian Desmares e Franck Ekinci • Registi

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, il primo lungometraggio d’animazione che porta sullo schermo l’universo del celebre autore e fumettista Jacques Tardi. Prima dell’uscita francese orchestrata da StudioCanal, abbiamo incontrato i due registi Christian Desmares e Franck Ekinci (che ha anche prodotto il film con Marc Jousset e co-firmato la sceneggiatura).

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Cineuropa: Come è nato il progetto e come avete sviluppato la sceneggiatura con Benjamin Legrand?
Franck Ekinci: Benjamin, che è uno degli sceneggiatori di Jacques Tardi, è mio amico. Avevano avuto entrambi l’idea del pitch del film: un mondo in cui gli scienziati spariscono e che si ritrova quindi bloccato perché non ci sono più invenzioni e innovazioni. Benjamin aveva già in mente le persone chiave ed è venuto da me perché non sapeva se fosse il caso di farne una serie tv o un lungometraggio. E visto che Tardi non era stato mai adattato per l’animazione, aveva anche l’idea di fare qualcosa attorno alla Prima guerra mondiale. Abbiamo discusso e dopo averci riflettuto abbiamo scelto l’opzione del lungometraggio e l’idea di Avril perché ci evocava il Tardi più accessibile, più ampio, il mondo di Adèle Blanc-Sec che è più avventuroso, tra Indiana Jones e Jules Verne. Piuttosto rapidamente, abbiamo fatto un teaser partendo dai disegni di Tardi e siamo andati al Cartoon Movie a Berlino nel 2008 per vendere il pitch. E’ lì che StudioCanal ha scoperto il progetto e ha aderito all’idea. Poi sono cominciate le noie (ride): abbiamo dovuto sviluppare la sceneggiatura, fare un pilot, trovare i soldi, fabbricare il film, e c’è voluto tempo dal 2008 al 2015.

Che cosa vi piaceva dell’idea dell’ucronia?
F.E: Mi piace molto il contesto storico della fine del XIX- inizio XX secolo, la Terza Repubblica francese, e il fatto di prenderlo e poterlo modificare, visto che è un mondo che non esiste, era molto interessante. Inoltre il film parla di scienza, una cosa altrettanto appassionante. Poi c’è tutto l’universo di Tardi, molti dei suoi temi sono restituiti nel film. Lui non è intervenuto in fase di sceneggiatura ma dopo, in fase di concezione visuale, modificando qua e là il modo di raccontare. E ha fatto anche una sorta di mini storyboard che gli ha permesso un po’ di "progettare", di trovare i personaggi, la scenografia.

Mettere in immagini Tardi è stato difficile?
Christian Desmares: Il disegno di Tardi non è fatto molto per l’animazione. C’erano delle piccole cose da razionalizzare. Ad esempio, per la costruzione di un disegno, passando dalla faccia al profilo, bisogna che un personaggio abbia, girando, una coerenza nello spazio. Quando si fa un’illustrazione o dei fumetti, si fa meno attenzione a queste piccole cose, e un orecchio può essere un po’ più grande di profilo e un po’ più piccolo di faccia: non è grave perché sono le vignette a collegarsi fra loro. Nell’animazione, poiché i disegni sono legati gli uni agli altri, se non fai attenzione, c’è un effetto "morphing" molto fastidioso.

Quali erano le sue intenzioni quanto a scenografia, colore e texture dell’immagine?
C.D: Per gli oggetti di uso quotidiano che non sono legati all’ucronia del film, abbiamo analizzato come Tardi li aveva disegnati nei suoi fumetti, il che ha permesso di ridisegnarli con lo stile giusto. E per tutto ciò che riguardava l’ucronia, ci siamo basati sulle ricerche che aveva fatto Tardi specificatamente per il film, in particolare con quei storyboard molto ricchi di informazioni grafiche, anche se non ha potuto supervisionare tutto il film per mancanza di disponibilità. Per quanto concerne il colore, se prendiamo gli albi di Adèle Blanc-Sec, c’è una gamma assai limitata, più che altro degli ocra, del verde, del rosso, delle cose piuttosto "flashy" in un ambiente alquanto grigio, desaturato. Quella è stata la mia scelta. E’ funzionale alla narrazione perché ci sono oggetti rappresentativi, degli elementi spesso molto simbolici che sono messi in risalto dal colore. Infine, per la texture dell’immagine, ho guardato le copertine degli albi di Tardi: Il grido del popolo e i Nestor Burma. Ho pensato che l’immagine cinematografica non dovesse essere piatta.

Al di là della matrice Tardi, quali sono le altre influenze del film?
C.D: Miyazaki era il riferimento principale. Innanzitutto per una ragione stilistica perché c’è una vicinanza tra il suo universo e quello di Tardi, in particolare l’aspetto "steampunk" se si pensa a Lupin III - Il castello di Cagliostro, a Il castello errante di Howl o alla serie di Sherlock Holmes. E le influenze iconografiche di Miyazaki vengono dall’illustratore francese Robida, proprio come per Tardi. 

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(Tradotto dal francese)

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