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Maria Bonsanti • Direttrice Artistica, Festival Cinéma du Réel

"L'importante è la riflessione sulla rappresentazione della realtà"

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- Incontro con Maria Bonsanti, direttrice artistica del festival Cinéma du Réel la cui 38a edizione si svolge a Parigi dal 18 al 27 marzo

Maria Bonsanti • Direttrice Artistica, Festival Cinéma du Réel
(© Ilaria Costanzo)

Mentre i documentari fanno sempre più parlare di sé in tutta l'industria cinematografica mondiale, Cineuropa ha incontrato Maria Bonsanti, direttrice artistica dal 2013 del famoso festival Cinéma du Réel la cui 38a edizione ha luogo a Parigi dal 18 al 27 marzo con ospiti quali, tra gli altri, Sergueï Loznitsa, lo scrittore Orhan Pamuk, Frederik Wiseman e Nikolaus Geyrhalter. 

Cineuropa : Quali sono la linea editoriale e le tendenze di quest'edizione 2016 di Cinéma du Réel ?Maria Bonsanti : La domanda "come fare quando non ci sono immagini o quando non si può girare" attraversa il programma, così come la competizione e le sezioni parallele. Viene chiesta direttamente nella sezione "Rejouer", così come nel Focus sugli archivi nazionali albanesi in termini di film censurati o che raccontano la versione ufficiale della Storia. L'argomento della "ricostruzione" è inoltre presente anche nel nostro film d'apertura, Between Fences [+leggi anche:
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di Avi Mograbi che vede i migranti all'interno di un campo di detenzione in Israele ripercorrere il loro trascorso. Si tenta di rispondere alla domanda anche nel programma Arrested Cinema con Ghost Hunting, il nuovo progetto in fase di produzione di Raed Andoni che ha ricostruito un centro di interrogatori. Vediamo anche manifestarsi ad esempio, la capacità di lavorare su due livelli, come nel film austriaco in competizione The Dreamed Ones [+leggi anche:
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di Ruth Beckermann su degli scambi epistolari e la realtà che appare nel rapporto che si instaura tra i due attori che li registrano in studio.

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Quest'esplorazione di mezzi alternativi per restituire la realtà è un fenomeno davvero contemporaneo ?
C'è una ricerca che si apre sempre più, ma queste tendenze sono sempre esistite. Ora c'è forse una maggiore attenzione dei professionisti e del pubblico, soprattutto grazie al lavoro dei diversi festival. Quest'anno abbiamo per esempio una retrospettiva dedicata al regista italiano Franco Piavoli e i suoi film degli anni 80-90 si collocano perfettamente nella tendenza attuale con dei rapporti tra documentario e finzione che si instauravano in modo molto naturale. Oggi, grazie agli artisti, ne sappiamo certamente di più su questo lavoro sulla realtà. 

Il documentario rimane anche uno specchio dello stato del mondo.
L'attualità attraversa chiaramente numerosi film del programma. La religione, il dialogo intorno alla religione o la persecuzione sono i temi centrali ad esempio di Dustur [+leggi anche:
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 di Marco Santarelli e di Days of Futures Buddhas di Valeriy Solomin nella competizione internazionale, e di Ganesh Yourself di Emmanuel Grimaud nella competizione opere prime. Ma altri lavori sono al contrario totalmente immersi nella dimensione privata come La Deuxième Nuit di Eric Pauwels, e il programma conta anche una linea di film che tracciano un rapporto tra la vita privata e la storia collettiva. Fondamentalmente, l'importante è la riflessione sulla rappresentazione della realtà. 

Che mi dice della possibile diffusione di tutti questi documentari ?
Lavoriamo molto a questo proposito e proprio perciò organizziamo da tre anni Paris-Doc, una giornata di riflessione sulla distribuzione e la circolazione del cinema documentario, con proiezioni su invito per un numero molto ridotto di professionisti (da 20 a 30) che vedranno in anteprima cinque o sei film appena completati. Non si tratta di cercare i soldi per la post-produzione, ma di studiare possibili strategie di distribuzione cinematografica. Inoltre, alcuni dei titoli che presentiamo in competizione sono nelle sale, come ad esempio l'anno scorso A German Youth [+leggi anche:
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di Jean-Gabriel Périot o Fish Tail [+leggi anche:
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di Joaquim Pinto, e Souvenirs de la Géhenne che ha vinto lo scorso anno la competizione francese arriverà presto, dopo un bel tour dei festival e, sicuramente, con una distribuzione mirata e sostenuta. 

Come vede l'aumento d'importanza del documentario nei grandi festival internazionali, testimoniato dalle vittorie a Venezia e a Berlino di Gianfranco Rosi ?
È molto positivo. Sono segnali importanti. Un festival come Berlino ha indubbiamente un'apertura più forte che altri in termini di linguaggio del cinema documentario, ed anche Locarno svolge un ruolo importante. Ma la vittoria di Sacro GRA [+leggi anche:
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intervista: Gianfranco Rosi
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a Venezia ha fatto scalpore, soprattutto per il fatto che il documentario deve ancora essere riconosciuto come forma di cinema, allo stesso livello degli altri. In questo senso, la situazione è più avanzata in Francia che in altri Paesi, ma credo che un festival come Cannes, ad esempio, abbia ancora della strada da fare. Più in generale, questo fenomeno non può essere che positivo perché non toglierà nulla ai festival che sono sempre dedicati al cinema del reale e, in ogni caso, siamo convinti che è nel documentario che in questo momento si trovino le cose più interessanti.

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(Tradotto dal francese)

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