09/09/2010

Jan Svankmajer è uno dei più grandi registi d'animazione del mondo, maestro nell'arte dello stop motion. Già a Venezia nel 2000 con Otesànek, dalla straordinaria invenzione surrealistica, il regista praghese torna in prima mondiale fuori concorso con Surviving Life [+leggi anche:
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scheda film], "commedia psicanalitica", come recita il sottotitolo, sospesa tra sogno e realtà.

Il maturo Evzen (Vaklav Helsus) scopre il modo per visitare in qualsiasi momento i propri sogni, che la sua psicanalista tenta di interpretare. Evzen scava nella sua infanzia e nel rapporto con il padre e la madre suicida. Ma la moglie lo pone davanti ad una scelta: sogno o realtà. E l'uomo sceglie di vivere per sempre nel sogno.

Surviving Life, sesto lungometraggio di Svankmajer e il primo di cui non si avvale della collaborazione della moglie Eva, fonde con la tecnica del collage sequenze filmate e animazione, affidata a Martin Kublàk, Eva Jakoubkova e Jaroslav Mràzek. Con risultati sorprendenti. All'inizio del film appare lo stesso Svankmajer per avvertire ironicamente che le scelte tecniche non sono dovute a questioni di stile ma di budget, che il film è psicanalitico perché in esso compare una psicanalista e che il suo intervento non è una metariflessione ma una necessaria aggiunta all'insufficiente metraggio della pellicola.

"La nostra civiltà non fa più affidamento sui sogni, dal momenti che non posso essere capitalizzati", dice Svankmajer. "Ma, come suggerisce Georg Christoph Lichtenberg, è solo l'unione tra sogno e realtà a creare la pienezza della vita umana".