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BERLINALE 2016 Concorso

Le donne e il desiderio: l’anticorpo in Polonia

di 

- BERLINO 2016: Nella Polonia post-Guerra fredda del movimento Solidarnosc, Tomasz Wasilewski segue il percorso incrociato di quattro donne il cui desiderio d’amore si esprime nella vergogna

Le donne e il desiderio: l’anticorpo in Polonia
Dorota Kolak in Le donne e il desiderio

Un anno dopo l’Orso d’argento della miglior regia ottenuto dall’eccellente Malgorzata Szumowska per Body [+leggi anche:
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, il Festival di Berlino accoglie, sempre in competizione, un’altra variazione polacca sul tema del corpo, visto sotto un angolo differente, strettamente ancorato alle anchilosi della società polacca e al momento preciso della storia del paese in cui esse si sono scontrate con un desiderio di liberazione e di modernità. La storia di Le donne e il desiderio [+leggi anche:
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(United States of Love) di Tomasz Wasilewski si svolge infatti dopo la caduta del Muro di Berlino, mentre i primi turisti della Germania dell’Ovest vengono a foraggiare l’economia locale, i poster americani di star sexy tappezzano i muri delle camere dei giovani, i corsi di aerobica avvolgono di nylon elasticizzato il corpo delle donne e il paese vede sbocciare il movimento Solidarnosc.

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E pertanto, mentre ci aspetteremmo di vedere questo nuovo slancio manifestarsi con un’eplosione di colori vivaci corrispondenti alla moda dell’epoca e di musiche energiche, la fotografia del film resta sotto-satura, quasi uniformemente grigio pallido, e il suono che sentiamo di più è il silenzio della solitudine, intervallato da preghiere. La vitalità della nuova era che comincia è smorzata dalla cupezza ereditata da lunghi anni di oppressione e una vergogna di stampo cattolico ancora più atavica che confina la libertà sessuale che bussa alla porta alle custodie di plastica delle videocassette che vengono viste a casa, in solitudine. Da questa contraddizione nasce, nelle quattro donne che segue Wasilewski – una madre di famiglia attratta da un giovane prete, una graziosa direttrice scolastica ripudiata dall’uomo sposato che frequenta da anni, sua sorella prof di ginnastica che sogna di fare la modella, e un’insegnante di russo più matura che abita nello stesso edificio – una frustrazione che le porta a nascondersi per piangere, ascoltare attraverso i muri ingozzandosi di miele, spiare furtivamente nelle docce, far finta di cadere per attirare l’attenzione (o almeno la compassione) di qualcuno…

Mentre i corpi vorrebbero esultare, danzare, essere ammirati, toccati, amati, in questa società che parla sempre di amore come una volontà di Dio e del corpo come un tempio, i corpi delle nostre sfortunate eroine, spesso nudi, non sono mai magnificati ma prostrati, offerti in modo sbagliato o trascurati – in posture che esprimono un abbandono non sensuale, ma da martire, degradato, come in attesa di un’abluzione purificatrice da parte di una sorella di sventura convertitasi in Maria Maddalena. Un’immagine resta impressa, che irrompe nel film come un interludio metaforico: quella di questa giovane donna che cade, inghiottita da un lago gelato.  

Prodotto dai polacchi di Mañana, il film è coprodotto da TVP S.A. e gli svedesi di Common Ground Pictures e Film Väst, e venduto all’estero da New Europe Film Sales.

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(Tradotto dal francese)

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