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INDUSTRIA Francia

Frizioni sulla diversità dei film nelle sale

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- Cineasti, produttori e distributori indipendenti reclamano dai poteri pubblici una migliore regolamentazione dell’esercizio delle opere

Frizioni sulla diversità dei film nelle sale

Mascherate dagli ottimi risultati di qualche titolo-locomotiva che porta in alto la frequentazione delle sale cinematografiche francesi in questo inizio d’anno, le fortissime tensioni che regnano da qualche tempo nella filiera indipendente hanno finito per cristallizzarsi e a venire a galla attraverso il progetto di Legge relativo alla Libertà di Creazione attualmente a inizio esame in Parlamento. Il ritiro da parte del governo di un emendamento che fornirebbe le basi di una regolamentazione delle condizioni d’esposizione dei film nelle sale ha dato fuoco alle polveri e l’insieme delle organizzazioni rappresentanti la filiera indipendente del cinema francese ha emesso un comunicato in cui si chiede alla ministra della Cultura di agire durante i dibattiti parlamentari al fine di garantire le condizioni necessarie alla diversità dei film nelle sale.

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"I fenomeni di concentrazione, di sovraesposizione di alcuni film a scapito della diversità, di multidiffusione, di multiprogrammazione, di accelerazione della rotazione dei film, di aumento dei costi di promozione, di difficoltà di accesso alle sale d’essai per alcuni film, sono dati di fatto su cui tutta la professione è concorde da diversi anni" sottolineano i firmatari che fanno notare di aver già elencato gli strumenti per porvi rimedio al termine di un anno di concertazione sotto l’egida del CNC. Tra le misure previste per "lottare contro gli effetti perversi che nuocciono all’esposizione dei film in tutta la loro diversità e contribuiscono alla frattura tra i gruppi integrati e gli indipendenti" figurano in particolare il rafforzamento degli obblighi di programmazione e la creazione di obblighi di diffusione, più poteri di controllo e di sanzionamento alle autorità pubbliche, una condivisione più equilibrata del valore tra esercenti e aventi diritto, il mantenimento di una pluralità di sale sul territorio, condizioni di applicazione più precise del contratto scritto tra il distributore e l’esercente, e la pianificazione di formule di accesso illimitato al cinema.

Questo testo comune è stato firmato, fra gli altri, dall’ARP (Società Civile degli Autori Registi Produttori), l’APC (Associazione dei Produttori di Cinema), lo SPI (Sindacato dei Produttori Indipendenti), DIRE (Distributori Indipendenti Riuniti Europei), lo SDI (Sindacato dei Distributori Indipendenti), la SRF (Società dei Registi di Film), il SPFA (Sindacato dei Produttori di Film d’Animazione), l’ACID (Associazione del Cinema Indipendente per la sua Diffusione), il GNCR (l’associazione nazionale dei cinema di ricerca), il SFA (sindacato francese degli artisti interpreti), il sindacato degli agenti artistici, gli autori compositori, l’UNEVI (l'unione dell’edizione videografica indipendente), la Guild degli sceneggiatori, ecc.

Anche diversi cineasti si sono appellati uniti alla ministra della Cultura, esortandola a "non sacrificare la qualità della diversità della produzione e l’eccezionale tessuto delle sale d’essai francesi ai soli interessi finanziari dei grandi gruppi di esercenti". Presentando la situazione come al limite della rottura perché "l’equilibrio precario che regnava un tempo tra i diversi tipi di esercizio e i diversi attori della filiera si è insidiosamente deregolamentato e questo squilibrio si è accentuato nettamente negli ultimi anni", tra i firmatari di questa lettera figurano Mathieu Amalric, Jacques Audiard, Lucas Belvaux, Emmanuelle Bercot, Julie Bertuccelli, Jérôme Bonnell, Bertrand Bonello, Guillaume Brac, Stéphane Brizé, Thomas Cailley, Laurent Cantet, Catherine Corsini, Arnaud Desplechin, Philippe Faucon, Léa Fehner, Pascale Ferran, Eugène Green, Robert Guédiguian, Michel Hazanavicius, Agnès Jaoui, Cédric Klapisch, Thomas Lilti, Gilles Marchand, Dominik Moll, François Ozon, Antonin Peretjatko, Martin Provost, Katell Quillévéré, Pierre Salvadori, Céline Sciamma, Bertrand Tavernier, Agnès Varda e Rebecca Zlotowski.

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(Tradotto dal francese)

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